
Grazie a questo metodo di analisi, Wilson e colleghi avrebbero identificato agenti patogeni in sette pazienti con leptomeningite subacuta o cronica, con o senza encefalite. Tra questi microorganismi sono stati identificati Tenia solium, Cryptococcus neoformans, Aspergillus oryzae, Histoplasma capsulatum e Candida dubliniensis. Ed è statga evidenziata l’assenza di infezioni particolari a livello del sistema nervoso centrale in uno dei sette pazienti analizzati.
La metodologia
Per separare i possibili contaminanti, i ricercatori hanno usato un database che comprendeva 4.400 batteri, virus e eucarioti, dominato principalmente da proteobatteri e actinobatteri e da specie presenti comunemente nella terra, nella pelle e nella flora ambientale, precedentemente segnalati come contaminanti di laboratorio e reagenti. “Anche se i dati ottenuti con la metagenomica potrebbero essere compromessi dalla presenza di microbi contaminanti che potrebbero essere considerati erroneamente responsabili dell’infezione, abbiamo usato un metodo diretto per separare i possibili contaminanti e rendere così l’interpretazione dei risultati più veloce, aumentando il livello di fiducia nelle informazioni raccolte”, dice Michael Wilson.“Sono necessari studi più ampi per determinare l’utilità clinica di questo approccio e ridurre il numero di falsi positivi e negativi”, hanno comunque sottolineato i ricercatori. In ogni caso, i pazienti che potrebbero intanto beneficiare di questa tecnica sono “i pazienti immunodeficienti, che hanno una maggiore probabilità di contrarre infezioni insolite, i pazienti con infezione cronica che non è stata diagnosticata e qualsiasi paziente con meningite o encefalite”, spiega Wilson. I costi del test sono ancora lti: variano tra i 1.500 e i 2.000 dollari.
Fonte: JAMA Neurology
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
