
“Lo studio della biologia molecolare – dice Paola Queirolo, Presidente Integruppo Melanoma Italiano (IMI) e oncologo medico presso l’IRCCS San Martino di Genova –ha permesso di sviluppare due nuovi gruppi di farmaci: quelli a bersaglio molecolare e l’immunoterapia. Le terapie target hanno dimostrato di essere una concreta ed efficace opzione”. All’European Congress Cancer di Vienna sono stati presentati i risultati dello studio registrativo di fase III CoBRIM, che ha fornito ulteriori evidenze: la combinazione di due farmaci target, vemurafenib e cobimetinib, è risultata efficace in tutti i sottogruppi dei pazienti trattati, che hanno fatto registrare una sopravvivenza mediana alla malattia di 12,3 mesi rispetto ai 7,2 mesi dei pazienti in terapia con un solo farmaco target.
La combinazione di vemurafenib e cobimetinib – entrambi frutto della ricerca Roche – inibisce due proteine, BRAF e MEK, responsabili delle mutazioni genetiche più temibili del melanoma. “Il melanoma è una patologia eterogenea – aggiunge Paola Queirolo – e la combinazione di questi farmaci target agisce su due livelli differenti di mutazione genetica. La duplice somministrazione, oltre a fare registrare una risposta positiva del 70%, produce minori effetti collaterali. Le manifestazioni di tossicità si aggirano intorno al 3%”. Sulla base di questi dati clinici, il Comitato per i Medicinali di uso Umano (CHMP) ha raccomandato alle autorità regolatorie della UE l’approvazione della combinazione dei due farmaci a favore dei pazienti con melanoma non operabile o metastatico, positivo alla mutazione di BRAF V600, presente in circa il 50% dei melanomi.
