Manovra e Sanità. Confronto serrato al Policy Forum di QS: “Segnale di inversione di tendenza, ma servono risorse strutturali”

In vista della legge di Bilancio, il Policy Forum sulla Manovra promosso da Quotidiano Sanità ha offerto uno spazio di confronto tra Governo, opposizioni, professioni sanitarie e industria. Al centro, la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, alle prese con problemi strutturali che vanno dalla carenza di personale alle liste d’attesa, fino alla necessità di garantire accesso all’innovazione.

Tra gli ospiti, moderati dalla giornalista di QS, Ester Maragò, la senatrice Mariolina Castellone (M5S), il senatore Antonio Trevisi (Forza Italia), il dottor Fabio Flavio Civitelli (Anaao Assomed), il dottor Andrea Bottega (Nursind) e Carlo Riccini, Vicedirettore generale e direttore del Centro Studi di Farmindustria.

Trevisi (FI): “6 miliardi in più per rafforzare personale e medicina territoriale”

Il senatore Antonio Trevisi ha sottolineato che la manovra segna una fase di “cambio di passo” rispetto agli anni di definanziamento: “Sì, ci sono 6 miliardi in più, 2 miliardi oltre quelli già annunciati, grazie a un bilancio prudente e alla lotta all’evasione fiscale. Ora è prioritario destinarli alla sanità”.

Tra gli interventi previsti, “nuove assunzioni, circa 30 mila operatori tra medici e infermieri nei prossimi tre anni, già 12 mila nel 2026”, e un focus sulla “prevenzione come strategia fondamentale per ridurre i costi ospedalieri”. Trevisi ha ribadito anche l’obiettivo di “potenziare la medicina territoriale”, sottolineando che “pagare meglio medici e infermieri, assumere più personale e agire sulla prevenzione” sono i pilastri della manovra.

Castellone (M5S): “Servono 10 miliardi in più solo per allinearci all’Europa”

Più critica la posizione della senatrice Mariolina Castellone, che ha parlato di “una piccola boccata d’ossigeno per un sistema che ha bisogno di molto di più”. Con i 6 miliardi aggiuntivi, ha ricordato, “si raggiunge il 6,4% del PIL in spesa sanitaria, contro una media europea del 7%. Mancano circa 10 miliardi solo per allinearci”.

Secondo Castellone, “la priorità deve essere il personale: i fondi del Pnrr non potevano essere usati per le assunzioni, quindi la legge di bilancio deve puntare su contratti e valorizzazione delle carriere. Non è possibile che un infermiere entri al lavoro e vada in pensione con lo stesso stipendio”.

La senatrice ha poi denunciato la carenza strutturale di medici e infermieri: “Il problema non è solo numerico, ma legato alle condizioni di lavoro. I nostri medici fuggono dal pubblico perché sottoposti a turni massacranti e non valorizzati”. Sulle case di comunità, Castellone ha lanciato un allarme: “Solo il 3% è realmente funzionante. Mancano personale e governance: rischiamo che i fondi del Pnrr aumentino il divario tra Nord e Sud invece di ridurlo”.

Civitelli (Anaao): “Quindici anni di definanziamento non si recuperano in un anno”

Per Fabio Flavio Civitelli, vice segretario nazionale Anaao Assomed, “dopo un lungo periodo di definanziamento iniziato nel 2011, finalmente si registra un cambio di tendenza, ma non sarà risolutivo”.

“La fuga dei professionisti – ha sottolineato – è diventata una piaga: all’estero, nel privato o in attività autonome più remunerative. I colleghi sono esausti, con turni infiniti e nessuna tutela reale. Servono valorizzazione economica e qualità del lavoro”.

Sul fronte della responsabilità professionale, Civitelli ha commentato il cosiddetto “scudo penale” previsto nel DDL sulle professioni sanitarie: “È un passo di civiltà che va anche a favore dei cittadini, perché riducendo la medicina difensiva si migliora la qualità delle cure. Ma ora servono decreti attuativi e procedure chiare”.

Bottega (Nursind): “Senza un piano straordinario per gli infermieri, il sistema implode”

Il segretario nazionale del NursindAndrea Bottega, ha parlato senza giri di parole: “La carenza di infermieri è una questione mondiale, ma in Italia è aggravata da stipendi inferiori del 20% rispetto alla media europea. Non siamo attrattivi né per i professionisti stranieri né per i nostri giovani”.

Secondo Bottega, “serve un piano Marshall per la professione infermieristica: aumenti salariali, percorsi di carriera e riconoscimento delle competenze”. Ha denunciato anche il paradosso normativo che “impedisce all’infermiere di esprimere appieno il proprio ruolo. Nel nomenclatore tariffario non esiste una voce per la prestazione infermieristica. Questo dequalifica la professione e blocca il sistema”.

E ha avvertito: “Se non interveniamo subito, rischiamo la chiusura di reparti e ospedali per mancanza di personale. La riforma delle professioni sanitarie sarà decisiva per la sopravvivenza del Ssn”.

Riccini (Farmindustria): “Serve una governance moderna e il superamento del payback”

Dal mondo industriale, Carlo Riccini, Vicedirettore generale di Farmindustria, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di “un salto di qualità nella governance farmaceutica”.

“Il payback – ha spiegato – è arrivato a livelli insostenibili: 2,6 miliardi nel 2023. Serve bloccarlo e rivedere il sistema, anche per garantire attrattività al Paese e accesso alle cure. Il rischio è che l’Italia perda investimenti e competitività”.

Riccini ha ricordato che “la salute va riconosciuta anche come settore industriale strategico. L’innovazione farmaceutica non è un costo, ma un investimento che genera valore. Stare male costa molto di più che curarsi”.
Ha poi rilanciato sul tema della ricerca clinica: “L’industria investe 2,5 miliardi l’anno in ricerca e altri 2 in produzione ad alta tecnologia. Snellire le procedure sugli studi clinici sarebbe un volano per tutto il sistema”.

Conclusione: la sanità al bivio

Il Forum si è chiuso con un messaggio condiviso da tutti i relatori: la sanità pubblica è a un bivio.
“Servono investimenti strutturali e una nuova visione”, ha detto Castellone, “perché nel 2050 la popolazione italiana sarà prevalentemente anziana e dovremo garantire cure vicino al territorio”.
Per Civitelli, “mancano all’appello 43 miliardi per riportare il SSN ai livelli pre-crisi”. Bottega ha insistito sulla riforma delle professioni come “sfida decisiva per il futuro”, mentre Riccini ha concluso che “la digitalizzazione e l’uso dei dati saranno centrali per migliorare cure e ricerca”.

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