
Lo studio
I ricercatori, guidati da Allard Dembe, professore di gestione dei servizi sanitari presso la Ohio State University, negli Stati Uniti, utilizzando interviste a 7.500 uomini e donne che facevano parte del National Longitudinal Survey of Youth, hanno confrontato il numero di ore settimanali lavorate per 32 anni con l’incidenza precoce di otto malattie croniche: malattie cardiache, cancro (eccetto quello della pelle), artrite o reumatismi, diabete o glicemia alta, malattie polmonari croniche, tra cui bronchite o enfisema, asma, depressione e pressione alta.
Una minoranza degli intervistati ha riferito di lavorare meno di 40 ore a settimana, il 56% in media da 41 a 50 ore, il 13% da 51 a 60 ore e il 3% più di 60 ore. Limitatamente alle donne, tra coloro che avevano lavorato più di 60 ore settimanali, l’analisi ha rilevato un rischio triplo di malattie cardiache, cancro, artrite e diabete. Ma il rischio prende una brutta piega già superando le 50 ore. Gli uomini che avevano lavorato molto, invece, mostravano maggiore incidenza di artrite, ma nessuna delle altre malattie croniche. E quelli che avevano lavorato moderatamente (da 41 a 50) avevano un più basso rischio di malattie cardiache, polmonari e depressione rispetto a chi aveva lavorato meno.
