L’intervista – Alzheimer: Gli apparecchi acustici riducono il rischio di demenza

I pazienti anziani che ricorrono ad apparecchi acustici in caso di perdita dell’udito riducono il rischio di demenza senile, Alzheimer, depressione, ansia e cadute. A rivelarlo è uno studio pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society. Popular Science ha incontrato Elham Mahmoudi, economista della salute, ricercatrice al Department of Family Medicine in Michigan e autrice principale della ricerca.

Diversi studi, a partire dal 1989, hanno mostrato una correlazione tra perdita dell’udito e l’insorgenza della demenza senile. In cosa consiste la vostra ricerca e quali nuove informazioni apporta?

Le ricerche condotte fin ora indicano che c’è una forte associazione tra perdita dell’udito e declino cognitivo e fisico. Nel nostro studio abbiamo esaminato l’effetto degli apparecchi acustici sulla riduzione del rischio di sviluppare condizioni come depressione, ansia e malattia di Alzheimer che sono comuni tra le persone in seguito alla perdita dell’udito. Abbiamo seguito più di 100.000 anziani di età pari o superiore a 66 anni dalla prima diagnosi di perdita dell’udito ed esaminato attentamente il rischio di una nuova diagnosi di morbo di Alzheimer o demenza correlata, depressione o ansia e lesioni da caduta. Abbiamo scoperto che l’uso di apparecchi acustici è fortemente associato alla riduzione del rischio di tutte le condizioni menzionate. Ancora più importante, l’uso di apparecchi acustici è stato associato alla riduzione del rischio del morbo di Alzheimer o della demenza correlata del 18%.

Come si spiega l’associazione tra la perdita dell’udito e lo sviluppo di Alzheimer depressione, ansia e l’aumento cadute negli anziani?

Esistono due teorie principali che tentano di spiegare questa associazione. Secondo la prima, periodi prolungati di perdita dell’udito non corretta portano gli anziani ad isolarsi e a essere quindi meno stimolati dal mondo esterno, con conseguente declino cognitivo. La seconda teoria invece considera la perdita dell’udito, il declino fisico e il declino cognitivo, delle conseguenze dell’invecchiamento del sistema nervoso, quindi farebbero tutte parte di un normale processo d’invecchiamento su cui non è possibile intervenire.

I nostri risultati supportano la prima teoria, poiché l’uso di apparecchi acustici è associato a un minor rischio di diagnosi di malattia di Alzheimer o demenza, ansia o depressione e cadute. Quindi si può ipotizzare che gli apparecchi acustici, migliorando l’udito, facilitano il coinvolgimento sociale, consentono agli anziani di riconoscere suoni e parole con uno sforzo minore, permettono un migliore equilibrio fisico e favoriscono l’autosufficienza e l’indipendenza.

In che modo il sesso e l’etnia svolgono un ruolo nell’uso degli apparecchi acustici?

Studi precedenti mostrano grandi disparità razziali, etniche e di genere nell’uso degli apparecchi acustici. Le donne, gli afroamericani e gli ispanici ricorrono meno agli apparecchi acustici in caso di perdita dell’udito rispetto agli uomini e ai bianchi. È importante affrontare queste disparità, anche perché la prevalenza della malattia di Alzheimer della demenza, dell’ansia o della depressione sono sostanzialmente più elevate tra le donne rispetto ai uomini e tra gli afroamericani rispetto ai bianchi. È probabile che la disparità nell’accesso e nell’uso degli apparecchi acustici sia attribuibile alla copertura assicurativa e all’accessibilità economica tra queste sottopopolazioni. Potrebbe anche contribuire lo stigma associato all’utilizzo di apparecchi acustici.

Quante persone con problemi di udito usano gli apparecchi acustici negli Stati Uniti ?

Solo il 12% – 20% delle persone che hanno clinicamente bisogno di apparecchi acustici li usa. I nostri dati indicano che solo il 12% degli anziani (oltre i 66 anni) con diagnosi di perdita dell’udito ha acquistato apparecchi acustici.

Su cosa incentrerete le prossime ricerche in questo ambito?

Il nostro studio presenta una serie di potenziali limitazioni principalmente legate alle informazioni che avevamo a disposizione sui pazienti: non abbiamo preso in considerazione il loro stato socioeconomico, le scelte di vita, il livello di istruzione e altri fattori salienti. La ricerca suggerisce che un uso appropriato degli apparecchi acustici potrebbe ritardare la diagnosi delle condizioni legate all’età. Ci sono però altri fattori che potrebbero contribuire a ritardare queste condizioni, come lo stile di vita dei pazienti che non conosciamo. Continueremo quindi le nostre ricerche aggiungendo altri dati per confermare e implementare i risultati ottenuti.

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