Lo stress provocato dall’insufficienza cardiaca viene ‘ricordato’ dall’organismo. E questo fenomeno sarebbe alla base dell’insufficienza cardiaca ricorrente. È quanto evidenziano, su Science Immunology, alcuni ricercatori giapponesi guidati da Katsuhito Fujiu, dell’Università di Tokyo. Secondo il gruppo di studio l’insufficienza cardiaca lascia una ‘memoria dello stress’ in forma di cambiamenti a livello del DNA delle cellule staminali emopoietiche.
In particolare, come evidenziato dal team su modelli animali, una via di segnalazione chiave, il fattore di crescita trasformante beta (TGF-β), viene “soppressa” nelle cellule staminali ematopoietiche durante l’insufficienza cardiaca, influenzando negativamente la produzione di macrofagi, che sono cellule immunitarie.
Dopo aver eseguito un trapianto di midollo in animali sani da animali che avevano sofferto di insufficienza cardiaca, i ricercatori hanno scoperto che le cellule staminali continuavano a produrre cellule immunitarie non funzionanti e che gli animali trapiantati sviluppavano, successivamente, insufficienza cardiaca con conseguenti danni agli organi.
Migliorare i livelli di TGF-β, invece, potrebbe aprire nuove strade per il trattamento dell’insufficienza cardiaca ricorrente, mentre rilevare l’accumulo della ‘memoria da stress’ potrebbe fornire un sistema di alert precoce per questa patologia cardiaca. “
Sebbene vari altri tipi di stress possano imprimere questa ‘memoria dello stress’ nelle cellule emopoietiche, riteniamo che quello indotto dall’insufficienza cardiaca sia particolarmente significativo”, conclude Fujiu.
Fonte: Science Immunology 2024