Un nuovo studio coordinato dalla Vrije Universiteit di Amsterdam e pubblicato su Nature Genetics parla chiaro: altri 40 geni si aggiungono alla lista di quelli giĂ noti per avere un ruolo nell’intelligenza. Sono ‘accesi’ per lo piĂą nel cervello e sono spesso correlati anche ad altri caratteri, come la depressione, l’obesitĂ e la schizofrenia.
Lo studio ha esaminato quasi 60.000 adulti e 20.000 bambini di origine europea, ottenendo il quadro piĂą ampio mai realizzato finora sui geni che ‘forgiano’ il quoziente intellettivo, ovviamente insieme alle esperienze e al contesto in cui la persona vive. “Questi risultati sono molto interessanti, perchĂ© i geni che abbiamo identificato mostrano una forte associazione con l’intelligenza”, commenta la coordinatrice dello studio, Danielle Posthuma.
“Sono coinvolti nella regolazione dello sviluppo della cellula – precisa la genetista – e sono importanti nello specifico per il differenziamento dei neuroni, la formazione delle loro connessioni e per l’indirizzamento dei loro prolungamenti chiamati assoni. Questa scoperta fornisce per la prima volta chiare indicazioni riguardo ai meccanismi biologici che stanno alla base dell’intelligenza”.
I geni del quoziente intellettivo sembrano essere strettamente correlati con altri che influiscono sul conseguimento dei titoli di studio, mentre sono legati in maniera un po’ meno evidente a quelli associati alla cessazione da fumo, al volume del cranio, alla circonferenza della testa nell’infanzia, ai disturbi dello spettro autistico e all’altezza. Pare invece che agiscano con effetto contrario su Alzheimer, depressione, schizofrenia, indice di massa corporea e circonferenza vita.
Messi tutti insieme, i geni dell’intelligenza trovati finora “spiegano il 5% della variabilitĂ ” che si osserva fra persona e persona. “Sebbene si tratti di una fetta importante – ricorda Posthuma – c’è ancora molta strada da fare: dato che l’intelligenza è un tratto fortemente ereditario, è probabile che abbiano un ruolo importante anche molti altri geni: questo potrĂ essere verificato solo con studi piĂą ampi”.