Insufficienza cardiaca: pre-eclampsia ed eclampsia aumentano il rischio

(Reuters Health) – Le donne che hanno sofferto di pre-eclampsia/eclampsia presentano, per almeno i dieci anni successivi all’evento, un aumento del rischio di insufficienza cardiaca, sia con frazione di eiezione ridotta (HFrEF) che con frazione di eiezione preservata (HFpEP). A osservarlo è stato uno studio condotto su un’ampia coorte di pazienti e guidato da Kathryn Lindley, della Washington University di St. Louis. I risultati dell’indagine sono stati pubblicati dal Journal of the American College of Cardiology.

I ricercatori guidati da Lindley hanno raccolto dati relativi a più di 2,5 milioni di donne, di cui 128.029 con preeclampsia/eclampsia. Dai risultati è emerso che il ricovero per HFpEP era significativamente più probabile tra le donne con preeclampsia/eclampsia. Dopo aver considerato ipertensione al baseline e altre variabili, infatti, le donne con preeclampsia/eclampsia avevano una probabilità significativamente maggiore di essere ricoverate per HfpEF (adjusted hazard ratio, 2,09), con l’età media all’esordio dell’insufficienza cardiaca di 34 anni e il tempo mediano all’insorgenza di 32,2 mesi.

Preeclampsia/eclampsia erano associate, anche, in modo indipendente, a un aumento del rischio di HFrEF a 90 giorni e di HFrEF tardivo. E dopo aver ‘aggiustato’ per altri fattori clinici e demografici, preeclampsia/eclampsia rimanevano un fattore predittivo significativo per l’insufficienza cardiaca tardiva, con i fattori predittivi più ‘forti’ che erano anche diabete mellito e ipertensione cronica.

“Le donne con una storia di preeclampsia hanno avuto più del doppio di probabilità di sviluppare l’HFpEF anche dopo aver considerato fattori di rischio tradizionali”, ha spiegato Lindley, secondo la quale “questi risultati sono particolarmente importanti in quanto l’HFpEF colpisce in modo sproporzionato le donne e può essere difficile da trattare, mentre una maggiore conoscenza, screening e modifiche dello stile di vita, insieme a terapie farmacologiche, possono ridurre il rischio di andare incontro a questa forma di insufficienza cardiaca”.

Fonte: Journal of the American College of Cardiology
Marilynn Larkin
(Versione italiana Daily Health Industry)

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