Infiammazione di tipo 2: occorre un approccio multidisciplinare che tiene conto delle comorbidità

I pazienti che soffrono di una malattia infiammatoria di tipo 2 rischiano di essere affetti da diverse patologie determinate dallo stesso processo infiammatorio, quali la dermatite atopica, l’asma grave, la rinosinusite cronica con poliposi nasale grave. Le comorbidità di questo genere sono molto più comuni di quanto si potrebbe pensare. Per questa ragione sono di grande interesse i farmaci sviluppati negli ultimi anni che, agendo sui meccanismi biologici alla base dell’infiammazione, riescono a trattare condizioni diverse accumunate dallo stesso meccanismo fisiopatologico.

Questo, che potrebbe rappresentare un vero e proprio cambiamento di paradigma nella gestione delle patologie associate all’infiammazione di tipo 2, è stato il tema centrale di un simposio educazionale (dal titolo Characterizing the Value in Coexisting Type 2 Inflammatory Diseases) che si è tenuto in occasione del meeting virtuale ISPOR (The Professional Society for Health Economics and Outcomes Research) Europe 2020.

Nel suo intervento al simposio, Enrico Heffler, allergologo, immunologo e professore associato di medicina interna all’Università Humanitas di Milano, ha fornito i dati epidemiologici delle comorbidità: il 34-51% delle persone affette da dermatite atopica soffre anche di rinite allergica, l’8-47% di asma, il 17-38% di allergie, per esempio. Ben l’80% delle persone che soffrono di asma è affetto anche da rinite e il 13% da COPD (chronic obstructive pulmonary disease – broncopneumopatia cronica ostruttiva o BPCO). D’altra parte, il 15-55% dei pazienti con COPD soffre di asma, il 75% delle persone affette da rinosinusite cronica con polipi nasali soffre di rinite allergica e circa il 50% di asma.

Il farmaco biologico dupilumab è un anticorpo monoclonale, specifico per la catena alpha del recettore per l’interleuchina 4 (IL-4Rα), che riesce ad inibire sia l’azione dell’IL-4 che dell’IL-13, i driver principali dell’infiammazione di tipo 2 e delle patologie ad essa correlate. “Si tratta dell’unico biologico approvato per la dermatite atopica, l’asma grave e la rinosinusite cronica con poliposi nasale grave, in Europa, America e Giappone”. E da pochissimi giorni è rimborsato anche in Italia per le due patologie respiratorie, in concomitanza con la rimborsabilità per la dermatite atopica negli adolescenti (12-17 anni) come estensione dell’indicazione negli adulti ottenuta già nel 2018.

L’esperienza dell’Humanitas Immuno Center

La necessità di considerare le reali condizioni del singolo paziente è confermata dall’esperienza clinica e dai lavori di ricerca condotti dall’Humanitas Immuno Center. Si tratta di una struttura che include l’unità asma e allergologia, l’unità gastroenterologica e anche quella reumatologica e dermatologica, sulla base del razionale della presenza di comorbilità nei pazienti fino al 30%. “E i pazienti sono molto soddisfatti da questo approccio”, precisa nel suo intervento il Prof. Giorgio Walter Canonica, Responsabile del Centro Medicina Personalizzata Asma e Allergologia dell’Immuno Center.

Uno studio, condotto dall’istituto e che ha coinvolto diversi centri in tutta Italia, ha rivelato che il 40% dei pazienti affetti da asma severo soffre anche di rinosinusite cronica con polipi nasali. Questi soggetti assumono il doppio dei corticosteroidi orali rispetto ai pazienti che soffrono solo di asma grave. Risulta evidente quindi la necessità di adottare un approccio multidisciplinare, ma anche il vantaggio dell’usare un farmaco che riesca a intervenire su entrambe le condizioni.

Occorrono educazione e linee guida per l’uso dei nuovi biologici

Questa visione olistica delle patologie non è però scontata, come sottolinea il Prof. Jörg Kleine-Tebbe, allergologo e dermatologo presso il Centro allergie e asma Westend.

“In Germania, per esempio, non c’è una specializzazione in allergologia e immunologia clinica: sono i dermatologi, i gastroenterologi e i pediatri che hanno a che fare con le patologie determinate dall’infiammazione di tipo 2. Nella maggior parte dei casi questi medici sono competenti nel loro settore e quindi esperti in una diagnosi ma non riconoscono le comorbidità”. E se il punto di vista dello specialista è troppo limitato, è anche difficile identificare il farmaco più adatto per trattare al meglio lo specifico paziente.

“La via integrata di diverse comorbidità è molto rara e richiede che i medici, gli operatori sanitari e le autorità siano ‘educate’ a questo tema”. È una sfida, ma anche un’opportunità. Secondo Jörg Kleine-Tebbe per far questo occorrono anche delle Linee Guida che indirizzino i medici ad usare al meglio i biologici che intervengono su diverse comorbilità.

 

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