
L’elettricità generata sarebbe convertita in microonde o laser e trasmessa ad un collettore sulla Terra. Il meccanismo è simile a quello descritto dallo scrittore di fantascienza Isaac Asimov nel libro “Reason”, del 1941. Wang Xiji, 93 anni, dell’Accademia Cinese delle Scienze (CAS) e membro dell’Accademia Internazionale di Astronautica spiega che “una stazione spaziale solare redditizia dovrebbe avere una superficie di pannelli di 5 o 6 km quadrati e che, senza il ciclo terrestre giorno-notte, l’energia sarebbe raccolta il 99% del tempo”. I “pannelli spaziali”, secondo Duan Baoyan dell’Accademia cinese di Ingegneria (CAE), “possono generare energia 10 volte superiore a quelli sulla Terra per unità di superficie, risolvendo così la crisi energetica”. Per Wang, infatti, “il mondo si bloccherà quando i combustibili fossili non potranno più sostenere lo sviluppo. Dobbiamo portare nello spazio la tecnologia solare prima di allora”.
Inoltre, “una centrale commercialmente valida, dovrebbe pesare più di 10.000 tonnellate e pochi razzi sopportano un carico di oltre 100 tonnellate”. Wang che ha progettato, 40 anni fa, il primo razzo cinese ribadisce che “abbiamo bisogno di pannelli solari sottili e leggeri con un peso inferiore a 200 grammi per metro quadrato”. Per gli scienziati, “una centrale solare spaziale redditizia potrà esserci quando l’efficienza della potenza di trasmissione senza fili raggiungerà circa il 50%”. Wang Xiji conclude che “quando l’energia solare dallo spazio diventerà la nostra energia primaria, la gente non dovrà più preoccuparsi dello smog e dell’effetto serra”.
