Il fumo aumenta il rischio di infezioni virali, compreso il Coronavirus

Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’UC Davis Comprehensive Cancer Center dimostra che i fumatori hanno un rischio aumentato del 12% di contrarre un’infezione virale confermata in laboratorio e un rischio aumentato del 48% di ricevere una diagnosi di malattia respiratoria. Questi risultati non variano in base al tipo di virus, Coronavirus compreso.

“Altre ricerche in passato hanno dimostrato che il fumo aumenta il rischio di gravità della malattia COVID-19, ma il rischio di infezione era meno chiaro”, dice Melanie Dove, ricercatrice dell’UC Davis e autrice principale dello studio. “I risultati della nostra indagine mostrano che i fumatori hanno un rischio maggiore di infezioni virali, anche di quelle causate da Coronavirus, e di malattie respiratorie”.

Lo studio
I ricercatori hanno analizzato nuovamente i dati del British Cold Study (BCS), un trial svolto nel periodo 1986-1989 che ha esposto 399 adulti sani a uno dei 5 virus che provocano il cosiddetto “raffreddore comune”: il coronavirus 229E.

I ricercatori della UC Davis hanno calcolato, per i fumatori attivi, i rischi relativi complessivi e specifici, sia non rettificati che rettificati, per il coronavirus, e anche gli esiti (infezione e malattia). Hanno anche verificato che ogni associazione fosse suscettibile di modifiche in base al tipo di virus respiratorio.

Le evidenze
I dati hanno mostrato che i fumatori presentano un rischio maggiore di infezioni e di malattie respiratorie virali senza differenze significative tra i tipi di virus.

Questi risultati sono coerenti con i noti danni causati dal fumo alle difese immunitarie e respiratorie e con alcune evidenze osservazionali di un aumento delle infezioni da COVID-19 e della progressione della malattia nei fumatori.

“Oltre a esaminare le associazioni in base al tipo di virus, il motivo fondamentale per cui abbiamo analizzato il British Cold Study originale è stato quello di ottenere un rapporto di rischio invece di un rapporto di probabilità”, spiega Melanie Dove.

Fonte: University of California – Davis Health

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