Il cervello più è vecchio, meno è complesso: l’ipotesi sull’attività cerebrale è stata confermata da ricercatori della Sissa di Trieste che, per la prima volta, hanno usato il metodo di analisi Fuzzy Approximate Entropy Analysis (Fapen) per analizzare le immagini prodotte dalla risonanza magnetica funzionale (Fmri). “Si pensa che la complessità dell’attività cerebrale tenda a diminuire con gli anni: il cervello di una persona giovane sarebbe cioè più complesso di quello di un individuo maturo”, spiega Moses Sokunbi, ricercatore della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati e primo autore della ricerca pubblicata su Medical Engineering and Physics.”L’ipotesi è supportata da diverse osservazioni e abbiamo pensato di testarla sottoponendo 86 soggetti dai 19 agli 85 anni alla risonanza magnetica funzionale, per poi esaminare i dati sia con fApEn che con Sampen”. La Fuzzy Approximate Entropy Analysis è stata utilizzata nella diagnostica medica per analizzare elettrocardiogrammi ed elettroencefalogrammi, ma per la prima volta è stata usata su dati ottenuti con la risonanza magnetica funzionale, dimostrandosi un metodo preciso e sensibile, in grado di offrire dettagli maggiori rispetto all’altro metodo in uso da tempo. La Fmri è una tecnica di visualizzazione medica che permette, quando si studia il cervello, di osservare in maniera non invasiva l’attività neurale associata a compiti specifici. Non basta però “guardare” queste immagini per capire cosa sta succedendo. Esistono infatti diversi metodi che consentono di analizzare, filtrare e ricostruire il segnale, così da permettere agli scienziati di capire la complessa attività del cervello. “Finora si è preferito utilizzare un metodo semplificato, la ‘Sample Entropy’ (Sampen), che però – prosegue Soknubi – presenta numerosi limiti. Nel mio lavoro dimostro che non solo e’ possibile utilizzare la Fapen, ma che confrontata con i risultati di Sampen sulle stesse registrazioni, ha dato risultati superiori, che non erano stati rilevati dalla tecnica tradizionale”.
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