
Lo studio ha coinvolto 4.496 persone, di cui 2.243 che hanno avuto un ictus. L’età media dei partecipanti era di 62 anni. Tutti hanno fornito informazioni relative al sonno, tra cui il numero di ore e la qualità del sonno, i riposini diurni, il russare e i problemi di respirazione notturna. Le persone che dormivano troppe ore, o troppo poco, avevano maggiori probabilità di avere un ictus rispetto a quelle che dormivano un numero medio di ore. In totale, 162 persone che hanno avuto un ictus dormivano meno di cinque ore, rispetto a 43 persone che non hanno avuto un ictus. E 151 di coloro che hanno avuto un ictus dormivano più di nove ore a notte, rispetto a 84 del gruppo di controllo. Quindi le persone che dormono meno di cinque ore presentavano una probabilità tre volte più alta di avere un ictus rispetto a chi dorme in media sette ore. Inoltre, dormire più di nove ore a notte è associato a una probabilità più che doppia di ictus. Le persone che facevano sonnellini di oltre un’ora avevano l’88% di probabilità in più di avere un ictus rispetto a chi non li faceva.
I ricercatori hanno anche esaminato i problemi di respirazione durante il sonno, tra cui il russare, e l’apnea notturna. Le persone che russavano avevano il 91% di probabilità in più di ictus rispetto a quelle che non lo facevano e le persone che nel sonno ‘tirano su col naso’ avevano quasi il triplo di probabilità di ictus. Infine con l’apnea notturna la probabilità è quasi tripla. “Interventi per migliorare il sonno potrebbero anche ridurre il rischio di ictus e dovrebbero essere oggetto di ricerche future”, conclude Mc Carthy.
