Ictus: l’ipertensione influenza il rischio anche nel lungo termine

ipertensione(Reuters Health) Secondo i dati del Rotterdam Study, pubblicato da Hypertension, il rischio di ictus e di morte varia a seconda del modello delineato dalla traiettoria dei valori della pressione arteriosa, misurati sia durante la media età che più tardi nella vita. Questo è quanto riferisce Arfan Ikram, dell’Erasmus MC University Medical Center di Rotterdam, che ha guidato lo studio, precisando che mentre la maggior parte dei lavori che hanno esaminato l’associazione tra l’ipertensione e il rischio di ictus hanno usato una singola misura o i valori medi della pressione arteriosa nel corso del tempo. I modelli delineati nel lungo termine dai valori della pressione arteriosa, possono dare ulteriori informazioni su quanto quest’ultima possa ulteriormente influenzare il rischio di ictus nel corso della vita.

Lo studio
Il team di Ikram ha utilizzato i dati prospettici del Rotterdam Study, basato sulla popolazione, relativi a 6.745 partecipanti di 55 anni di età, con l’intento d’identificare quattro diverse traiettorie delineate dai valori della pressione arteriosa nel lungo termine, e ha esaminato il rischio di ictus e di morte all’interno di tali traiettorie. Si è così evidenziato che la classe più numerosa era costituito da individui con pressione sistolica che era aumentata gradualmente da una media di 120 mmHg a 55 anni fino a una media di 160 mmHg a 95 anni (classe 1).

La classe 2 era caratterizzata da una pressione arteriosa simile alla precedente, a 55 anni, ma con un aumento molto più ripido fino a una media di 200 mmHg. I soggetti compresi nella classe 3 avevano una pressione arteriosa basale media di 140 mmHg che variava modestamente nel corso del tempo, e quelli della classe 4 avevano una pressione arteriosa basale media di 160 mmHg, che si è poi ridotta dopo i 65 anni.

Le evidenze
Il rischio di ictus da 55 anni fino a 75 anni era più basso (0,7%) nella classe 1 e più elevato nella classe 4 (13,6%). Inoltre, al confronto con la classe 1, il rischio di ictus è risultato significativamente più elevato per la classe 2 (8,1%) e la classe 3 (4,7%).
E le classi 2 e 4 mostravano anche il più alto rischio di morire per altre cause diverse da quelle cardiovascolari. In particolare, al termine del follow-up, il 51,5% dei partecipanti della classe 1, il 70% di quelli della classe 2, il 33,1% di quelli della classe 3, e il 75,7% di quelli della classe 4 erano deceduti per cause  non correlate all’ictus. Infine, gli eventi cardiovascolari hanno rappresentato il 25% e il 38% dei decessi non correlati all’ictus in ogni classe.

In conclusione Ikram ha sottolineato l’importanza dei risultati ottenuti precisandone l’utilità, sia per le decisioni terapeutiche nel trattamento dell’ipertensione arteriosa, sia per la prevenzione dell’ictus e del danno cardiovascolare. E ha anche evidenziato la necessità di ulteriori studi che possano considerare i modelli che delineano le traiettorie della pressione arteriosa nel lungo termine, offrendo ulterioriinformazioni per la guida al trattamento dell’ipertensione anche nei pazienti in cui l’elevazione della pressione arteriosa è modesta.

Fonte: Hypertension 2016

Will Boggs MD

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

 

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