Ictus ischemico: trombectomia endovascolare efficace fino a 24 ore dopo l’evento, con profilo di imaging definito

(Reuters Health) – La trombectomia endovascolare (EVT), eseguita in qualsiasi momento tra le sei e le 24 ore dopo un ictus ischemico, è ugualmente efficace sia nei pazienti che hanno un profilo cosiddetto di ‘mismatch’ clinico dell’imaging che in quelli con un un profilo di ‘mismatch’ del target di perfusione, sempre evidenziabile con esami di imaging. A mostrarlo è una nuova ricerca pubblicata su JAMA Neurology da un team di scienziati guidato da Gregory Albers, della Stanford University, in California (USA).

I risultati si basano sull’analisi di 505 pazienti con ictus ischemico che hanno preso parte a sei studi randomizzati controllati, di cui 295 pazienti avevano un profilo di ‘mismatch’ clinico dell’imaging e 359 pazienti avevano, invece, un profilo, all’imaging, di ‘mismatch’ del target di perfusione.

In entrambi i sottogruppi, l’intervento EVT è stato associato a una riduzione della disabilità a 90 giorni rispetto a nessun intervento EVT, con un rapporto di rischio di 3,57 (IC 95%: 2,29 – 5,57; p <0,001), nel sottogruppo di ‘mismatch’ clinico, e di 3,13 (IC 95%: 2,10 – 4,66; p <0,001), nel sottogruppo di ‘mismatch’ di target di perfusione. “Questi risultati supportano l’EVT come trattamento per i pazienti che rientrano nei criteri per entrambi i profili di ‘mismatch’, entro 6-24 ore dall’evento ischemico”, hanno spiegato Albers e colleghi. Inoltre, dai risultati emergerebbe anche che i pazienti con profili ‘indeterminati’ potrebbero non beneficiare dell’EVT, anche se il sottogruppo di questi pazienti, 123 casi, era troppo ridotto per arrivare a evidenze conclusive.

Le attuali linee guida, invece, raccomandano l’EVT tra sei e 16 ore nei pazienti con ‘mismatch’ di target di perfusione e 6-24 ore per quelli con profilo di ‘mismatch’ clinico. “I risultati sono chiari. La trombectomia è associata a uguali benefici tra i pazienti con entrambi i profili considerati, non solo per l’intera finestra di 6-24 ore, ma anche all’interno di ogni terzile temporale”, ha scritto in un editoriale a commento dello studio Jean-Claude Baron, dell’Università di Parigi, in Francia, secondo il quale “l’applicazione di questa evidenza alle cure di routine aumenterebbe sostanzialmente la percentuale attualmente ridotta di pazienti che possono beneficiare dell’EVT, visto che spesso si presentano più di sei ore dopo l’insorgenza dell’ictus”. Secondo l’esperto, dunque, “i risultati di questo studio e le loro implicazioni dovrebbero essere implementati nelle prossime linee guida internazionali”.

Fonte: JAMA Neurology
Reuters Staff
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

 

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