Hiv, in Puglia un caso ogni 2 giorni. Cama Lila: “Deve ripartire la Commissione Aids”

Non si fermano le infezioni da Hiv. Il “Report Hiv Puglia”, pubblicato recentemente a cura dell’Osservatorio epidemiologico regionale, non è incoraggiante: nel 2019 sono stati registrati 167 casi, con l’incidenza più alta nella fascia d’età 25-29 anni (10,7 ogni 100.000 abitanti) e una percentuale molto alta di persone che si presentano alla diagnosi in stato avanzato, quando già hanno sintomi evidenti del virus.

“Questi numeri ci dicono che nel 2019 si è infettata una persona ogni due giorni e questo non va bene – commenta a Popular Science Angela Calluso, presidente Cama Lila Bari – L’obiettivo che si sono poste la comunità scientifica e l’Oms, quello cioè di raggiungere gli zero casi entro il 2030, sembra sempre più lontano. Eppure, non sarebbe impossibile, anzi”.

Per Calluso la prevenzione è carente e non organizzata a livello centrale: “Quando va bene è delegata a associazioni come la nostra – afferma – e a pochi medici sensibili all’argomento che però in questo periodo sono stati occupati in ben altre faccende”. Anche arrivare alle scuole dipende dal singolo e non è il risultato di un piano strutturato: “Se l’insegnante ritiene che il tema delle malattie sessualmente trasmesse sia importante possiamo incontrare i ragazzi, altrimenti no”.

E poi ci sono i problemi quotidiani, quelli che interessano chi ha già ricevuto una diagnosi. Tra le questioni sollevate da associazioni come Cama Lila, per esempio, c’è l’approvvigionamento dei farmaci: “È impensabile che una persona non ne riceva in quantità sufficiente tra una visita e l’altra, e debba tornare in ospedale quando va bene ogni due mesi. È un forte disincentivo all’aderenza terapeutica”, sottolinea Calluso. E ancora: “Con il passaggio da day hospital a day service, molte persone con Hiv si ritrovano a non poter avere accesso diretto a visite specialistiche come quelle renali o cardiologiche, ma a doversele prenotare a parte”.

Questi e altri temi avrebbero dovuto essere al centro della Commissione Aids, che l’anno scorso aveva ottenuto la possibilità di riunirsi a intervalli regolari. “Abbiamo avuto un primo incontro conoscitivo a settembre, poi avremmo dovuto rivederci a novembre – racconta Calluso – La riunione è però stata posticipata a marzo e da lì congelata a causa del Covid. La nostra intenzione sarebbe quella di riprendere al più presto, ma purtroppo questo non sembra essere una priorità”.

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