L’Herpes Zoster è un’infezione diffusa e diventa più pericolosa man mano che aumenta l’età: ha un’incidenza di circa 8 casi per mille abitanti per anno, ma a 80 anni si ha il 50% di possibilità in più di incorrere in questa patologia. Tra le conseguenze non solo la nevralgia post-erpetica: un’analisi dell’Istituto di Ricerca Health Search della SIMG (Società italiana di Medicina generale e cure primarie) ha dimostrato un rapporto stretto tra questa infezione e un meccanismo infiammatorio a livello vascolare arterioso, rafforzando il ruolo e l’importanza delle coperture vaccinali nei confronti dell’Herpes Zoster nei soggetti coinvolti.
Recenti studi americani hanno dimostrato la correlazione tra l’infezione da Herpes Zoster e le malattie cardiovascolari. Il virus della varicella che si riattiva in età adulta nella forma spesso nota come ‘Fuoco di Sant’Antonio’ aumenta infatti il rischio di questo tipo di complicanze, soprattutto nei pazienti a rischio. Questi dati sono stati appunto confermati dall’Istituto di Ricerca Health Search della SIMG, grazie un’osservazione su un database unico in Italia composto da oltre 1 milioni di assistiti (e i dati sono in fase di pubblicazione su una importante rivista scientifica).
L’analisi degli studi relativi alle complicanze dell’infezione da Herpes Zoster è stata presentata da Francesco Lapi, Direttore Ricerca Health Search, Istituto di Ricerca SIMG, Firenze, e da Alessandro Rossi, Responsabile Patologie Acute SIMG in un incontro organizzato oggi a Roma con il contributo non condizionante di GSK. “L’Herpes Zoster – ha spiegato Rossi – comporta una fastidiosa fase acuta e delle sequele, tra cui la più nota è la nevralgia post-erpetica, un dolore che colpisce la zona dove si è manifestata l’infezione e che persiste anche per mesi. La letteratura scientifica più recente ha evidenziato anche complicanze cardio e cerebro-vascolari. Esiste infatti un rapporto stretto tra questa infezione virale e un meccanismo infiammatorio a livello vascolare arterioso. La varietà e la gravità di queste conseguenze ci inducono a raccomandare fortemente la prevenzione, che può essere attuata grazie alla vaccinazione. In particolare, è disponibile un vaccino ricombinante adiuvato, che ha dimostrato un rapporto rischio/beneficio nettamente favorevole, oltre che una persistenza d’effetto nel tempo, che raggiunge i 10 anni. Tale vaccino, inoltre, può essere somministrato anche nei pazienti immunocompromessi, che sono insieme alla popolazione anziana ed ai pazienti affetti da patologie croniche i più esposti all’infezione e rappresentano pertanto i destinatari più indicati per la somministrazione della vaccinazione”.
Tra gli studi più significativi che hanno rilevato la relazione tra Herpes Zoster e rischio di eventi cardiovascolari come stroke e infarto, vi sono quelli delle Università di Harvard e Buffalo. Queste ricerche hanno riportato stime di rischio relative all’insorgenza di stroke post-erpetico in specifiche finestre temporali. I dati prodotti sono stati oggetto di attenzione da parte dell’Istituto di Ricerca Health Search della SIMG, che ha potuto analizzare per la prima volta la variazione mese dopo mese del rischio di stroke in chi incorre nella malattia da Herpes Zoster. “Gli studi americani individuano specifiche finestre temporali in cui la relazione Zoster-stroke esplica la massima forza di associazione – ha sottolineato Lapi – Il rischio è due volte superiore rispetto ai soggetti che non presentano la malattia nel primo mese dopo l’infezione. Resta presente fino a 12 anni dall’infezione, sebbene vada progressivamente diminuendo il suo peso. Nella finestra 9-12 anni, il rischio di stroke in chi ha avuto l’Herpes Zoster si mantiene più elevato del 28%”.
“I dati dell’Istituto di Ricerca Health Search della SIMG – prosegue – attestano che nei primi 6 anni dell’infezione ci sono due picchi del 30% di aumento del rischio di ictus rispetto a chi non presenta la malattia, uno nel primo anno dall’infezione e uno nel sesto anno. Nell’intervallo temporale tra questi due picchi vi è una riduzione del rischio, ma si mantiene la significatività della correlazione. Poi l’andamento cala nel tempo, fino al 12°-13° anno dall’infezione. Solo a quel punto perde di significatività. Da questi dati si evince che non solo la vaccinazione è importante per evitare l’infezione, ma anche per ridurre sensibilmente il rischio di queste complicanze e per esserne protetti a lungo nel tempo”.
Tra i pazienti a rischio per i quali la raccomandazione contro l’Herpes Zoster è particolarmente raccomandata vi sono i pazienti diabetici. “Il diabete è una malattia ad elevato impatto socio-sanitario, la cui incidenza è in aumento in tutti i paesi occidentali – ha proseguito Rossi – Il diabete è già una malattia che determina un aumento del rischio cardiovascolare, ma dobbiamo essere consapevoli che il paziente diabetico ha un rischio superiore del 30% di incorrere nella malattia da Herpes Zoster rispetto alla popolazione generale, soprattutto se affetto da comorbilità (es. scompenso cardiaco). Alla luce dei recenti studi che rilevano le complicanze cardiovascolari dell’infezione da Zoster fino a 12-13 anni dall’insorgenza della stessa, si può intuire l’ulteriore rischio elevato di questi pazienti rispetto alla popolazione generale. Questo riafferma l’importanza della vaccinazione nelle popolazioni interessate, in particolare nei soggetti con malattie croniche. Sull’importanza di questa vaccinazione e sull’attenzione da dedicare ai soggetti a cui andrebbe somministrata con priorità, la SIMG sta lavorando a una mappa decisionale, che sarà presto offerta come strumento guida a tutti i medici di famiglia sul territorio nazionale”.