Gravidanza: un quarto di aspirina al giorno potrebbe aiutare a scongiurare aborti spontanei

(Reuters Health) – I ricercatori sostengono che un basso dosaggio giornaliero di aspirina potrebbe dare alle donne con un elevato stato infiammatorio che hanno perso un bambino, maggiori opportunità di concepire e portare a termine la gravidanza. “L’infiammazione è un fattore sempre più riconosciuto come implicato nella disfunzione riproduttiva, che include diverse cause comuni di infertilità come malattia infiammatoria pelvica, la sindrome dell’ovaio policistico, l’endometriosi e gli aborti ricorrenti”, spiegano nello studio Lindsey Sjaarda dell’Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development di Rockville, Maryland, e colleghi.

Lo studio
Per indagare se vi fosse un legame tra i tassi di gravidanze e nascite e l’effetto del basso dosaggio di aspirina (81 mg) in funzione delle concentrazioni nel sangue di proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hsCRP) – la proteina dell’infiammazione -, il team ha analizzato i dati dello studio multicentrico EAGeR (http://bit.ly/2lDuhVT) condotto su 1228 aspiranti mamme, di età compresa tra i 18 e i 40 anni, che avevano già vissuto uno o due aborti in passato. Alle partecipanti sono stati somministrati a random un basso dosaggio di aspirina o in alternativa placebo, a partire dal preconcepimento,  per un massimo di sei cicli mestruali mentre cercavano di concepire e durante 36 settimane di gestazione. Per l’attuale studio, i livelli di hsCRP preconcezionali e pre-intervento sono stati stratificati come bassi (<0,70 mg/L), medi (da 0,70 a <1,95 mg/L) e alti (1,95 mg/L o superiori). Nel complesso, una partecipante si 2 (55%) ha dato alla luce un bambino. Da una parte, tra le donne donne con elevati livelli di hsCRP, tra quelle trattate con placebo solo il 44% erano rimaste incinte e partorito, mentre tra quelle che avevano ricevuto un basso dosaggio di aspirina ben il 59% erano rimaste incinte con un parto andato a buon fine, una percentuale simile a quella riscontrata nei gruppi con livelli infiammatori più bassi e intermedi. La sommisnistrazione di aspirina non ha invece fatto la differenza per le partecipanti i cui livelli di infiammazione erano già bassi (parti di nati vivi: 59% con aspirina a basso dosaggio, 54% con placebo) o intermedi (parti di nati vivi: 59% con aspirina a basso dosaggio, 59% con placebo).

“Il test della CRP è rapidamente disponibile e relativamente economico – afferma Sjaarda – Quindi, se i nostri risultati verranno confermati, testare la CRP potrebbe aiutare ad individuare le donne che potrebbero beneficiare di un basso dosaggio di aspirina assunta in fase preconcezionale mentre cercano di rimanere incinte”. Rimane da stabilire se l’uso della hsCRP diventerà uno strumento di screening universale per differenziare tra queste pazienti. “Dato il basso rischio associato a uno scarso dosaggio di aspirina, potrebbe essere più semplice offrirlo a tutte le pazienti, considerando che il beneficio potrebbe essere più evidente in alcune che in altre”, conclude Robyn Hubbard, Capo del dipartimento dello Spectrum Health Obstetrics and Gynecology di Grand Rapids.

Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism 2017
Marilynn Larkin
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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