Glifosato fa meno male di quello che dice l’Oms? I dubbi dell’agenzia Reuters sull’ultimo report della Iarc

L’agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si occupa di cancro, la IARC (International Agency for Research on Cancer), avrebbe rimosso e modificato i risultati di una bozza della revisione dell’erbicida glifosato, prima che fosse resa pubblica.

È quanto sostiene l’agenzia Reuters che ha rilevato 10 cambiamenti significativi nel capitolo sugli effetti della molecola sugli animali. L’unico capitolo, peraltro, che non è più coperto da segretezza. L’agenzia di stampa non è riuscita però a risalire a chi possa aver fatto questi cambiamenti.

Proprio le conclusioni sugli effetti sugli animali, definite prove “sufficienti”, avrebbero giustificato l’inserimento dell’erbicida nella classe 2a, tra le sostanze che causano probabilmente il cancro nell’uomo. Secondo Reuters, almeno una conclusione negativa sugli effetti del glifosato sugli animali sarebbe stata trasformata come neutra o positiva.

Inoltre, sarebbero state rimosse conclusioni di scienziati che affermavano che non c’era alcun legame tra cancro ed esposizione a glifosato negli animali da laboratorio. In un altro caso, sarebbe stata inserita una nuova analisi statistica, che di fatto ribaltava il risultato di un altro studio precedentemente revisionato, sempre favorendo un’associazione che non c’era. Infine, sarebbe stata cancellata una frase dell’agenzia americana di protezione ambientale (EPA), in cui dichiarava “in modo saldo” e “all’unanimità”, che il glifosato non causava crescite di tessuti anomali nei topi.

La Reuters sottolinea poi che la IARC non ha voluto fornire chiarimenti in proposito, limitandosi a dire che la bozza era “confidenziale”. Inoltre, dopo essere stata contattata, riferisce sempre Reuters, la IARC ha pubblicato sul proprio sito web una dichiarazione nella quale ha avvertito gli scienziati che avevano preso parte al lavoro di gruppo, di non sentirsi pressati a discutere quanto deliberato fuori dai confini della IARC.

Reuters ha quindi contattato 16 scienziati coinvolti nel gruppo di esperti, ma la maggior parte non ha risposto, mentre cinque hanno dichiarato di non poter rispondere. Né hanno risposto altri esperti interpellati, come Charles Jameson, tossicologo americano, chiamato in causa da chi ha fatto causa alla multinazionale Monsanto per i presunti casi di tumore dovuti all’esposizione all’erbicida.

Attualmente negli Stati Uniti la Monsanto è infatti alle prese con numerose cause legali da parte di persone che sostengono di essersi ammalate di cancro a causa del glifosato. Secondo Scott Patridge, vicepresidente della global strategy di Monsanto, le modifiche della bozza dimostrerebbero come la IARC abbia “manipolato e distorto dati scientifici”.

Tra le diverse agenzie nazionali e internazionali che hanno rivisto il caso del glifosato, la IARC è l’unica ad aver dichiarato che l’erbicida è un probabile cancerogeno, pur avendo rivelato poco sul suo processo di revisione. Mentre l’EFSA (European Food Safety Authority), parlando con Reuters, ha sottolineato che per accedere al processo di revisione del gliosolfato fatto dalla stessa autorità europea, sarebbe sufficiente andare sul sito istituzionale della stessa Efsa. La stessa Efsa, ricorda poi la Reuters, aveva dichiarato, in una revisione del 2015, che “è improbabile che l’erbicida sia un pericolo come cancerogeno per gli uomini”.

La IARC si era già in passato difesa dalle accuse di poca trasparenza, affermando che i metodi adottati hanno lo scopo di consentire agli scienziati un dibattito libero. Gli esperti, inoltre, sarebbero scelti per la loro competenza e l’assenza di conflitti d’interesse.

Nel caso del glifosato, scienziati provenienti da 11 paesi si sono incontrati nella sede di Lione per una settimana a marzo del 2015. La monografia 112 pubblicata a seguito di quella riunione starebbe pesando molto anche sulla decisione dell’Unione Europea, attualmente in sospeso.

La decisione di revocare la licenza all’uso del glifosato in UE, attesa per la settimana prossima, potrebbe portare al divieto dell’uso di questo erbicida dal 1 gennaio 2018.

Sull’argomento aveva preso posizione pochi giorni anche fa il ministro della Salute Beatrice Lorenzin annunciando il voto dell’Italia per la messa al bando del glifosato.

Fonte: Reuters

Kate Kelland

(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)

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