
Il telescopio Spitzer ha osservato due regioni del cielo per più di 200 ore ciascuna, al fine di raccogliere la luce delle galassie che aveva viaggiato per oltre 13 miliardi di anni per raggiungerci. Grazie a queste osservazioni è stato possibile individuare 135 galassie distanti che erano tutte particolarmente luminose in due specifiche lunghezze d’onda della luce infrarossa. Ciò implica che queste galassie erano dominate da stelle giovani e massive composte principalmente da idrogeno ed elio e con minime quantità di elementi pesanti (come azoto, carbonio e ossigeno) rispetto alle stelle di oggi.
Lo studio è il primo a confermare che le prime galassie presenti nel periodo osservato erano molto più luminose in queste lunghezze d’onda rispetto alle galassie che vediamo oggi e potrebbe aiutare a comprendere come sono nate le prime stelle. Nessuno lo sa, ma molte ricerche suggeriscono che tra circa 100 milioni e 200 milioni di anni dopo il Big Bang, le nubi di idrogeno cominciarono a collassare su se stesse, dando vita alle prime stelle che trasformarono l’universo, facendolo passare da buio a luminoso.
“Non ci aspettavamo che Spitzer, che ha uno specchio non più grande di un Hula-Hoop, potesse vedere queste galassie” ha detto Michael Werner, del progetto Spitzer. Alla luce di questo risultato, secondo i ricercatori ci sono tutte le premesse perché il telescopio spaziale James Webb della Nasa, il cui lancio è previsto per il 2021 e che ha uno specchio 7,5 volte più grande di Spitzer, possa guardare ancora più lontano.
