
Il testo approvato affronta anche alcuni aspetti correlati con la frattura di femore, quali la prevenzione primaria delle fratture stesse e la valutazione del rischio di caduta: “In Umbria dal 2006 al 2011 – rende noto Barberini – è stato osservato un incremento progressivo del numero di ricoveri per frattura di femore negli ospedali regionali, pari al 4,73 per cento. L’incidenza è passata dal 6,8 all’8,1 per 1.000 residenti ultrasessantacinquenni che rappresentano il 93 per cento dei ricoverati per frattura di femore, con un forte interessamento delle fasce di età tra 75-84 anni e 85-94 anni. Nel 2011 le fratture di femore osteoporotiche (1.809 casi) rappresentano il 53 per cento di tutti i ricoveri ospedalieri per frattura (3.409). Dal 2006 al 2011, l’accesso all’intervento chirurgico entro le 48 ore è passato dal 43,9% al 33,3%, la durata media di degenza ospedaliera è progressivamente aumentata, passando da 10,86 a 11,60 giorni. Dai dati relativi al 2013 risulta che il 14,7% dei pazienti anziani dimessi dal reparto per acuti dopo frattura di femore entra in riabilitazione intensiva/estensiva entro 30-60 giorni ed il 55% dei pazienti viene seguito in assistenza domiciliare integrata”.
“Alla luce di questi dati – spioega Barberini – è stato deciso di strutturare un percorso affinché l’assistenza al paziente anziano con fratture di femore possa contare su un approccio multidisciplinare integrato del tipo co-management ortogeriatrico costituito dall’ortopedico, dal geriatra, dall’anestesista, dal fisiatra, dal fisioterapsita e dall’infermiere, ovviamente con ruoli e responsabilità specifiche”. Barberini ricorda che “le linee guida adottate dalla giunta sono frutto del risultato del progetto pilota OrtoGeriatria condotto per 6 mesi nel 2012 nell’azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia di Perugia, e che ha dimostrato come il co-management ortogeriatrico sia in grado di aumentare l’accesso all’intervento chirurgico entro 48 ore, ridurre le complicanze peri-operatorie, la mortalità intraospedaliera, la degenza in ospedale (il 50% dei pazienti è stato dimesso entro sette giorni dall’ingresso) e aumentare la percentuale di pazienti dimessi in condizioni cliniche più stabili”.
