Un team internazionale di ricercatori ha scoperto una forte associazione fra gli stili di vita delle comunità indigene e la loro flora batterica intestinale, il che potrebbe avere implicazioni per la salute di tutti. Secondo lo studio, i microbi della flora batterica intestinale si aggregano sulla base della strategia di sussistenza dell’ospite più che in conseguenza della prossimità geografica. Pertanto, le comunità di cacciatori-raccoglitori che si trovano in Sud-America e in Africa risultano più simili fra loro di quanto ciascuna non lo sia ad agricoltori rurali.
È stato largamente accettato che i batteri intestinali dell’uomo siano attivamente coinvolti nella salute individuale e che i cambiamenti intervenuti nella flora batterica intestinale in conseguenza di uno stile di vita industrializzato abbiano portato ad alcune malattie autoimmuni. È stato anche chiarito che l’industrializzazione ha portato ad una riduzione della diversificazione della flora batterica intestinale e nell’intestino delle popolazioni industrializzate la specie batterica Treponema è quasi assente.
Questi batteri hanno coesistito con l’uomo e con altri primati per milioni di anni e la loro assenza nelle popolazioni industrializzate è sconcertante. Questi batteri perduti sono di fatto suddivisi in molteplici sottospecie che sono probabilmente in grado di fermentare le fibre e generare acidi grassi a catena corta nell’intestino, i quali a loro volta hanno proprietà anti-infiammatorie. Dunque l’assenza del Treponema potrebbe spiegare l’aumento del rischio di malattie autoimmuni in queste popolazioni? Questa domanda rimane per il momento senza risposta. (Nature Communications online 2015, pubblicato il 25/3)