Fine-vita: giusto estenderne il diritto ai pazienti psichiatrici?

eutanasia(Reuters Health) – Negli Stati dove sono consentiti suicidio assistito ed eutanasia, la legge, teoricamente, potrebbe giustificare anche il ricorso a queste pratiche da parte dei pazienti psichiatrici, ma la situazione è piuttosto confusa, soprattutto a causa della complessità dei casi e dei contrasti tra i medici. Ad affrontare l’argomento è stato uno studio guidato da Scott Kim, psichiatra e bioeticista al National Institutes of Health di Bethesda, nel Maryland (USA). La ricerca, che analizza casi di suicidio assistito e di eutanasia programmati in Olanda tra il 2011 e il 2014, è stata pubblicata online sulla rivista JAMA Psychiatry.

I nodi del dibattito
In diverse forme, la morte assistita o meno dal medico è legale in Belgio, Olanda, Svizzera, Lussemburgo, Canada e in qualche Stato degli USA. “In Belgio e in Olanda – dice Scott Kim – la legge è più permissiva e non prende molto in considerazione la diagnosi per approvare la richiesta di eutanasia o di suicidio assistito. Questa ambiguità consente anche ai malati psichiatrici di ricorrere a queste pratiche”. Al centro del dibattito etico ci sarebbero le persone che soffrono di depressione resistente ai farmaci, ma poco si conosce su chi effettivamente si avvale della legge olandese a favore del fine vita approvata nel 2002.

Per fare il punto sulla situazione, i ricercatori americani e olandesi hanno esaminato i casi di suicidio assistito ed eutanasia raccolti da una commissione olandese. In totale, nel triennio considerato, ci sono stati 66 casi riguardanti pazienti psichiatrici.

Le evidenze dello studio
Circa un terzo delle persone che componevano il campione aveva dai 70 anni in su, il 44% aveva tra i 50 e i 70 anni e un quarto aveva un’età compresa tra 30 e 50 anni. La maggioranza dei casi,il 70%, riguardava donne. Mentre il 55% delle persone riportate nel registro soffrivano di depressione, gli altri avevano diversi disturbi, inclusi psicosi, stress post-traumatico o ansia, problemi cognitivi, disordini alimentari, autismo, dolore prolungato, anche senza causa fisica riconosciuta. Circa un paziente su quattro è stato assistito, durante l’eutanasia, da un medico psichiatra e quasi il 20% è stato aiutato da un medico sconosciuto, messo a disposizione da un’associazione olandese per il diritto al fine vita. I ricercatori hanno anche scoperto che circa il 10% dei pazienti che ha scelto di morire non ha avuto l’appoggio esterno dal medico psichiatra, e in un quarto dei casi c’è stato un parere discordante da parte degli specialisti chiamati a valutare il caso.

Commenti e polemiche 
Nell’editoriale che accompagna l’articolo, Paul Applebaum del New York State Psychiatric Institute e del Dipartimento di Psichiatria della Columbia University di New York, ha scritto che i dati raccolti “sollevano molte preoccupazioni sull’uso del suicidio assistito nei pazienti psichiatrici”. Per esempio, più della metà dei casi analizzati avevano disordini della personalità che sollevano dubbi su quanto sentito fosse il loro desiderio di morire.“Quando si analizzano i criteri soggettivi usati per decidere se una persona può avvalersi della pratica dell’eutanasia in Olanda, non ci si sorprende nel riscontrare una così ampia fascia di età e una tanto varia tipologia di diagnosi psichiatriche”, ha dichiarato Aaron Kheriaty, psichiatra e direttore del Medical Ethics Program all’Università della California di Irvine, estraneo allo studio. “Per me questo è molto preoccupante, dal momento che molti dei disturbi mentali riportati dalla commissione olandese sono trattabili. Penso che quando si aprono le porte del ‘fine vita’ ai pazienti psichiatrici rischiamo di abbandonare i malati quando potrebbe esserci una speranza”.

Kim ha sottolineato che non c’è un sistema standardizzato per la raccolta dei dati sui suicidi assistiti, per questo “c’è bisogno di più trasparenza su cosa accade attualmente quando un suicidio assistito o l’eutanasia sono autorizzati. Ad oggi il sistema olandese è comunque il più trasparente”.

 

Fonte: JAMA Psychiatry

Andrew M. Seaman

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

 

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