
Nel giorno della giornata della felicità, sancita dall’Onu con una risoluzione del 28 giugno del 2012, la scienza si chiede se questo sentimento sia innato, e i ricercatori coordinati da Meike Bartels e Philipp Koellinger, dell’Università di Vrije ad Amsterdam, hanno individuato tre varianti genetiche coinvolte nella felicità, di cui due legate ai sintomi della depressione e 11 punti del genoma correlati a nevrosi. Si tratterebbe quindi di una sorta di mappa dei geni – ospitata sulle prestigiose pagine della rivista scientifica Nature – che hanno un ruolo nella sensazione di benessere delle persone, ancora però tutto da esplorare e comprendere meglio.
Ma la ”ricetta della felicità” andrebbe forse chiesta ai danesi perché sono loro al primo posto del World happiness report 2016, mentre l’Italia è solo 50esima per il secondo anno consecutivo. Viene subito dopo Stati come Uzbekistan, Malesia e Nicaragua ed è tra i dieci Paesi con la maggiore diminuzione della felicità tra il 2005 e il 2015. E comprensibilmente i dieci paesi con il maggiore calo nella valutazione della vita, secondo lo studio, in genere soffrono di un insieme di tensioni economiche, politiche e sociali. Tre di questi paesi (Grecia, Italia e Spagna) sono tra i quattro paesi dell’Eurozona più colpiti dalla crisi.
Guardando invece in testa alla classifica troviamo tutti paesi dell’Europa Centro-Settentrionale come la Svizzera (che passa al secondo posto dal primo dell’edizione 2015), l’Islanda, la Norvegia e la Finlandia. Seguono Canada, Olanda, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Restano invece fuori dalla top ten le grandi economie a partire dagli Stati Uniti (tredicesimi), la Germania (sedicesima), il Regno Unito (ventitreesimo) e la Francia (trentaduesima).
