Valutando l’impatto di una gamma di farmaci anti-infiammatori non steroidei, la ricerca ha dimostrato che la crescita dei vegetali commestibili può essere influenzata da queste sostanze, anche alle basse concentrazioni che si riscontrano nell’ambiente. Lo studio in questione è stato focalizzato su lattuga e radicchio, ed ha testato gli effetti di molti farmaci prescritti comunemente come diclofenac ed ibuprofene: essi rientrano nella categoria di farmaci di più ampia diffusione e largo impiego, dato che vengono prescritti più di 30 milioni di volte all’anno in tutto il mondo. Il potenziale di questi elementi chimici di influenzare le piante sta divenendo sempre più rilevante, in particolare in quanto i sistemi di gestione dei rifiuti non sono in grado di rimuovere molte sostanze dalle nostre acque di scarico. I farmaci che l’uomo usa raggiungono il suolo attraverso diverse vie, fra cuil’impiego dei detriti fognari come fertilizzanti e delle acque di scarico per l’irrigazione. L’enorme quantità di farmaci che usiamo dunque contamina l’ambiente, ma sappiamo ancora poco sui loro effetti su flora e fauna. Con l’invecchiamento della popolazione e la disponibilità sempre maggiore di farmaci generici, sarebbe opportuno porre dei freni al fenomeno, che sembra anche collegato allo sviluppo degli animali ed al fenomeno della resistenza agli antibiotici. Al momento, sappiamo che ciascun farmaco agisce in un modo molto specifico sulle piante: i derivati dell’acido fenamico infatti interferiscono con la crescita delle radici del radicchio, mentre l’ibuprofene influenza quella della lattuga. Cos’altro scopriremo approfondendo le ricerche? (Ecotoxicol Environ Safety 2015; 112: 212)
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