ER: operatori stressati e poco gratificati. Ecco la sindrome del bornout

Pronto soccorso(Reuters Health) – La letteratura relativa alle fonti di stress cui sono sottoposti medici, infermieri e, in generale tutto il personale che lavora nei reparti di emergenza, è ancora scarsa. Un team di ricercatori dell’Università di Sheffield ha condotto una metanalisi per stimare quanto lo stress incida sulla salute e sulla qualità della vita di questi soggetti

La metanalisi
Per indagare le principali cause di stress da lavoro ed evidenziare le eventuali strategie per combatterlo, il gruppo di studio ha recensito 25 studi sul tema. Molti studi hanno menzionato tra le principali cause di stress l’eccessivo volume di lavoro e le tante ore consecutive. Alcuni studi hanno anche sottolineato che i lavoratori possono avere più stress, perché non ricevono abbastanza sostegno, non sono pagati abbastanza e non ricevono un adeguato riconoscimento per quello che fanno. I ricercatori hanno anche scoperto che molti a causa di questo stress perdono empatia e preoccupazione per gli altri. Il team ha trovato solo due studi relativi  a definire misure per  ridurre lo stress nel reparto di emergenza. Si tratta, rispettivamente, di uno studio relativo a essioni di aromaterapia e massaggi per gli infermieri (proposto in un unico centro di emergenza), e di un programma di mindfulness, per stimolare le competenze emotive degli operatori sanitari. “Per troppo tempo la professione medica ha trascurato lo studio del proprio personale e si è focalizzata solo sulla cura del paziente”, ha detto Manit Arora, un chirurgo e docente presso l’Università di New England in Armidale, Australia.”Ora ci stiamo rendendo conto che la salute mentale e fisica dei medici è fondamentale per la cura del paziente”. “Interventi per sostenere i dipendenti comprendono la riduzione delle ore di lavoro, migliorando il controllo delle attività e facendo sentire apprezzato il personale per il lavoro svolto” ha detto concluso Subhashis Basu, responsabile del team di ricerca.

Fonte: Emerg Med J 2016

Madeline Kennedy

(Versione italiana di Quotidiano Sanità/Popular Science)

 

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