Lo studio di un campione del fondo marino del Pacifico sta cambiando tutto quello che sappiamo sulla resistenza degli oceani in risposta ai rapidi cambiamenti del clima. Secondo lo studio, gli ecosistemi marini potrebbero impiegare migliaia di anni, e non centinaia, per riprendersi dagli sconvolgimenti legati al clima. Tenere traccia della biodiversità marina durante episodi storici di riscaldamento e raffreddamento globale, può predire quanto avverrà negli anni a venire.
Il campione studiato è uno spaccato della vita oceanica come essa appariva fra 3400 e 16100 anni fa, e fornisce un’istantanea di quanto è accaduto prima e dopo l’ultimo disgelo, un momento di improvviso riscaldamento climatico che sciolse le calotte polari e si verificò un’espansione delle zone a basso contenuto di ossigeno degli oceani. Questo periodo di riscaldamento sembra aver scatenato una rapida riduzione della biodiversità oceanica, portando le popolazioni di invertebrati quasi alla non esistenza nei periodi di riduzione dei livelli di ossigeno.
I periodi futuri di cambiamento climatico globale potrebbero determinare effetti simili a livello dell’ecosistema, con periodi di ripresa nell’ordine dei millenni. Con il riscaldamento del pianeta, gli scienziati si aspettano di osservare aree molto più ampie di “zone morte” a basso tasso di ossigeno negli oceani del mondo. (PNAS online 2015, pubblicato il 30/3)