Fra i donatori di sangue con livelli emoglobinici normali, l’integrazione del ferro a basse dosi per via orale riduce il tempo di ripresa dal calo nella concentrazione di emoglobina che si verifica dopo la donazione, a prescindere dai livelli di ferritina del donatore (un marcatore dell’entità dei suoi depositi di ferro). Si stima che il 25-35% circa dei donatori di sangue vada incontro ad una deplezione di ferro a fronte delle donazioni regolari effettuate: benchè negli USA la donazione di sangue sia consentita ogni 8 settimane, il ritorno dell’emoglobina agli standard attualmente accettati è spesso ritardato, ed alcuni donatori divengono anemici. I livelli emoglobinici e di ferro stanno ottenendo sempre più attenzione come elementi correlati alla sicurezza per la salute del donatore, anche in relazione ai dati di recente raccolta secondo cui la deplezione di ferro è associata ad affaticamento, riduzione della capacità d’esercizio e cambiamenti neurocognitivi. Secondo la ricerca, nei soggetti che ricevono un’integrazione del ferro i tempi di ripresa delle riserve ammonta a circa 76 giorni, mentre negli altri supera i 168 giorni. Peraltro, in assenza di integratori di ferro, il 67% dei soggetti non ripristina le proprie riserve entro 168 giorni. Benchè la riduzione assoluta nel livello di emoglobina sia relativamente bassa e di rilevanza clinica marginale dopo una singola donazione, donare il sangue è un processo ripetuto nel tempo che porta ad una progressiva perdita di ferro ed in alcuni donatori frequenti anche ad anemia, ed è pertanto importante che la riduzione dei livelli di emoglobina che si verifica dopo una donazione venga smaltita prima di quella successiva. (JAMA, 2015; 313: 575)
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