
Le evidenze
I dati raccolti hanno mostrato che solo tre antinfiammatori sarebbero efficaci per l’effetto analgesico: diclofenac, etoricoxib e rofecoxib. Mentre solo due dosaggi, diclofenac 150 mg al giorno e rofecoxib 25 mg al giorno, avrebbero effetto anche sulla funzionalità delle articolazioni. Il paracetamolo, alla dose di 2 e 3 grammi al giorno, invece, non è risultato migliore del placebo nel trattare il dolore o nel migliorare la funzionalità di ginocchio e anca. “La nostra analisi suggerisce che il paracetamolo è clinicamente inefficace e non dovrebbe essere raccomandato per il trattamento dei sintomi dell’osteoartrite.– hanno concluso i ricercatori – Al contrario, il diclofenac, al massimo dosaggio di 150 mg al giorno, è efficace e risulta anche migliore di altri antinfiammatori non steroidei, inclusi ibuprofene, naprossene e celecoxib, alla massima dose”.
Secondo i ricercatori svizzeri, “dal momento che tutti gli antinfiammatori non steroidei danno problemi a livello gastrico e cardiovascolare, la scelta di quale usare e del dosaggio dovrebbe sempre dipendere dall’efficacia. Inoltre, in quasi tutti gli studi analizzati, un uso intermittente a breve termine a una dose da media a massima dovrebbe essere preferita a un uso a lungo termine con un dosaggio fisso”.
“Gli antinfiammatori sono efficaci contro il dolore, ma non trattano o prevengono la malattia – hanno scritto Nicholas Moore e colleghi dell’Università di Bordeaux, in Francia, in un editoriale che accompagnava l’articolo sul Lancet – per questo devono essere somministrati solo nelle fasi acute. È arrivato il momento che i ricercatori valutino, con trial clinici, la somministrazione spot degli antiinfiammatori non steroidei, piuttosto che l’uso continuativo per diversi mesi”. In ogni caso, Moore e colleghi auspicano che vengano scoperti nuovi analgesici per l’osteoartrite, dal momento che non ci sono nuovi farmaci contro il dolore dal 1970, da quando cioè sono stati sintetizzati ibuprofene e diclofenac, a parte gli inibitori della ciclossigenasi 2 (COX-2). “Possibile – si chiedono gli esperti – che non si possa fare meglio di minime variazioni ai non steroidei e agli oppioidi”?
Fonte: Lancet 2016
Will Boggs MD
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
