
La revisione con metanalisi di 45 studi clinici
In una revisione sistematica con metanalisi, condotta sui risultati di 45 studi clinici, Gerald Gartlehner e colleghi, della Danube University (Krems, Austria) , hanno confrontato i benefici e i rischi degli antidepressivi, dei trattamenti complementari e della psicoterapia, per il trattamento della depressione maggiore. Gartlehner ha dichiarato in proposito: “È importante dare ai pazienti una scelta alternativa alle loro preferenze. I trattamenti psicologici richiedono un maggiore coinvolgimento del paziente, cosicché alcuni pazienti preferiscono gli antidepressivi, altri non gradiscono gli effetti collaterali degli antidepressivi e saranno più favorevoli ai trattamenti psicologici. I medici devono discutere i pro e i contro di entrambe le opzioni terapeutiche con i loro pazienti e quindi cercare di raggiungere una decisione informata”.
Gerald Gartlehner e colleghi non hanno trovato alcuna differenza statisticamente significativa in termini di efficacia tra i trattamenti con antidepressivi di seconda generazione e la maggior parte degli altri trattamenti per i pazienti ambulatoriali adulti con lieve o grave disturbo depressivo maggiore. In particolare, i tassi di remissione e di risposta erano simili al confronto antidepressivi di seconda generazione vs terapia cognitivo-comportamentale, SGA vs St. John’s wort (Iperico) e al confronto tra SGA vs esercizio fisico. Invece, i risultati si sono rivelati inconcludenti per il confronto SGA vs agopuntura, SGA vs acidi grassi omega-3 e SGA vs S-adenosil -L-metionina (SAMe). I tassi della frequenza di eventi avversi e i tassi di interruzione del trattamento a causa di eventi avversi, sono stati generalmente più alti con gli antidepressivi di seconda generazione rispetto agli altri trattamenti. La forza delle prove per questi risultati è stata generalmente bassa, con l’eccezione del confronto SGA vs CBT, dove la forza delle prove è stata valutata come moderata, secondo il report pubblicato su Annals of Internal Medicine on line. “Se un paziente preferisce fortemente una di queste opzioni, una scelta ragionevole tra le varie preferenze è possibile, anche se la forza dell’evidenza è più debole”, ha detto il dottor Gartlehner.
Fonte: Annals of Internal Medicine online, 9 febbraio 2016
Will Boggs MD
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
