Impulsività, mancanza di empatia e tendenza a prevaricare l’altro. Sono queste alcune delle caratteristiche dei cyberbulli. Saperli riconoscere è importantissimo per tutelare soprattutto i più piccoli. In aiuto arrivano, in concomitanza con il ddl che prevede norme per contrastare il cyber bullismo al voto finale in Parlamento, è Stefano Lagona, psicoterapeuta specializzato nel trattamento delle nuove dipendenze.
Cinque i ‘segnali’ che possono lasciar intravedere un teppista online, spiega Lagona. Innanzitutto aggressività nelle relazioni con gli altri e impulsività associata all’incapacità di autocontrollo, riscontrabile come tendenza alla prevaricazione. Quindi scarsa tolleranza alle frustrazioni e alle regole. Tra i segnali, inoltre, la mancanza di empatia, che impedisce di comprendere sentimenti della vittima, ma anche la mancanza di sensi di colpa rispetto alle proprie azioni. Il fenomeno è molto diffuso e talmente grave da provocare il tentativo di suicidio da parte del 10% delle vittime.
Per arginarlo, è necessaria la formazione di insegnanti, genitori, medici e personale sanitario. Per loro è pensato un glossario che snocciola 8 tipologie di cyberbullismo. Le tecniche più usate sono le molestie (harassment), ovvero la spedizione continua di messaggi di insulto volti a irritare la vittima, e la denigrazione, cioè contenuti che hanno lo scopo di danneggiare la reputazione. Spesso, in questo caso, si fa ricorso anche alle ‘exposure’ cioè pubblicazione di informazioni private o imbarazzanti. Si chiamano invece ‘flaming’ i messaggi provocatori che hanno lo scopo di infiammare scontri su web o chat.
Altra tecnica è l’esclusione, ovvero il molestatore lavora per emarginare la vittima da un gruppo on line. Mentre nei casi più gravi si arriva al cyberstalking, ovvero l’invio ripetuto di denigrazioni minacciose mirate a incutere paura. Spesso, infine, il molestatore utilizza una impersonation, ovvero maschera la propria identita’ con un profilo neutro, ma frequente è anche il ‘trickery’, un inganno finalizzato a ottenere la fiducia e poi condividere con altri le informazioni confidate.