
Le evidenze dello studio
I ‘ballerini’ tendevano a essere più giovani, avere un indice di massa corporea inferiore, essere meno soggetti a malattie di lunga durata e compiere complessivamente più attività fisica di chi non danzava. Durante il follow up, ci sono stati 1.714 decessi dovuti a malattie cardiovascolari. Le persone che hanno riportato una moderata attività di ballo o di camminata hanno fatto registrare probabilità più basse di morire per patologie cardiache, anche dopo aver tenuto conto di variabili come età, sesso, variabili socioeconomiche, fumo, uso di alcol.
“Non è sorprendente che una moderata attività fisica protegga dalla mortalità per malattie cardiovascolari – spiega Dafna Merom dell’università australiana di Western Sydney e autrice principale del lavoro – In realtà sono colpita dal fatto che un’attività di danza ‘light’ non sia protettiva. Mi sarei aspettata che, se i benefici del ballo possono essere attribuiti a aspetti sociali o affettivi della danza, questa fornisse dei vantaggi anche a bassa intensità”, aggiunge l’esperta.
La quantità minima raccomandata per un’attività a moderata intensità è di 150 minuti a settimana, anche se il lavoro australiano non ha effettuato misure dirette del tempo passato dalle persone a ballare, puntualizza Merom.
“Vorrei ricordare a chi trova noioso camminare oppure vuole sfidare se stesso provando a ballare che con la danza si può raggiungere una più alta intensità rispetto alla camminata, si può eseguire per intervalli più brevi che però si sommano e avrete alcuni dei benefici legati all’attività fisica praticata a intensità vigorosa”, continua Merom. Tutti i tipi di ballo tendono ad avere opzioni a ritmo lento o veloce e questi ultimi comportano maggiori benefici per il cuore, suggerisce l’esperta.
Fonte: American Journal of Preventive Medicine
Kathryn Doyle
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
