Cuore, gli europei lo ascoltano poco. La maggior parte non aderisce alle terapie

(Reuters Health) – La maggior parte dei pazienti europei con insufficienza cardiaca non assume i farmaci nelle dosi raccomandate. Questo è quanto emerge da uno studio condotto da Adriaan Voors e colleghi dell’Università di Groningen, Paesi Bassi e pubblicato on-line l’11 marzo su European Heart Journal.

Lo studio
Voors e colleghi hanno analizzato i dati di pazienti con HFrEF relativi a 69 centri in 11 Paesi europei. Lo studio è durato mediamente 21 mesi. I pazienti sono stati considerati curati con successo quando hanno raggiunto la dose raccomandata – dopo tre mesi di terapia – dalle ultime linee guida della Società Europea di Cardiologia sia per un enzima ACE inibitore di conversione dell’angiotensina, sia per un bloccante del recettore dell’angiotensina (ARB) o di un beta-bloccante. Su 2.100 pazienti (76% maschi, media 68 anni), il 22% ha raggiunto la dose raccomandata per il trattamento ACE-inibitori / ARB e il 12% ha raggiunto la dose raccomandata di beta-bloccanti. Ci sono “marcate differenze” tra i Paesi, secondo gli autori. I pazienti di Paesi del sud e centro Europa hanno assunto dosi inferiori di ACE-inibitore / ARB e beta-bloccanti, mentre quelli dei paesi scandinavi hanno assunto dosi più elevate. L’assunzione di meno del 50% della dose consigliata di ACE-inibitori/ARB o beta-bloccanti è stato associata ad un aumentato rischio di morte e/o di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca rispetto a raggiungimento di almeno il 100% delle dosi consigliate. Coloro che non raggiungono la dose raccomandata a causa di sintomi, effetti collaterali o disfunzioni organiche di natura non cardiaca hanno avuto il più alto tasso di mortalità (HR 1,72 per ARB ACE-inibitore /; HR 1,70 per beta-bloccanti).

Le conclusioni
“Il messaggio che si trae dai nostri dati è che meno pazienti del previsto affetti da insufficienza cardiaca sono trattati alle dosi raccomandate di terapie salvavita quali ACE-inibitori e beta-bloccanti. Difficile cogliere le ragioni di questo”, ha commentato Voors Paul J. Hauptman, esperto di insufficienza cardiaca al Saint Louis University School of Medicine di Missouri, ha detto che“il sottodosaggio è un fenomeno noto con molteplici cause. I pazienti che non tollerano dosi più elevate sono generalmente più malati e possono essere intolleranti. Allo stesso tempo è probabile che alcuni medici siano riluttanti a spingere la dose fino al livello consigliato”.

“Nel complesso questi studi sono complicati”, ha concluso Hauptman. “I dati sul rapporto tra dose e risultati sono meglio sviluppati per gli ACE-inibitori, ma anche in questo settore vi sono polemiche. Il punto cruciale risiede nel fatto che il trattamento per l’insufficienza cardiaca deve essere individualizzato. Questo è il primo e più importante passo che possiamo fare per migliorare la salute generale e il destino di questi pazienti. Dobbiamo inoltre fare in modo che questi farmaci siano più convenienti e accessibili”.

Fonte:Eur Heart Journal 2017

Marilynn Larkin

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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