Covid: frena la discesa delle curve dell’epidemia

Le curve dell’epidemia di Covid-19 cominciano a rallentare la loro discesa: è vero per quella degli ingressi nelle terapie intensive come per i nuovi casi e per i decessi, mentre in circa metà delle province i valori dell’incidenza hanno smesso di scendere e si trovano in una fase di stasi. I dati del ministero della Salute indicano che i nuovi contagi sono stati 35.057 in 24 ore, contro i 39.963 del giorno prima, rilevati con 296.246 test, fra molecolari e antigenici rapidi, contro i 381.484 rispetto al giorno precedente. Il tasso di positività, del10,5%, è stabile.

Per quanto riguarda i casi positivi ai test molecolari, i dati del matematico Giovanni Sebastiani del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), indicano che “la curva della percentuale dei positivi ai test molecolari ha subito una diminuzione della velocità di discesa a partire alla penultima settimana di febbraio, e il valore medio attuale è pari a circa il 9.5%”. Negli ultimi dieci giorni, poi, “si rilevano incongruenze nei dati del totale dei positivi ai test molecolari in alcune regioni, come Veneto, Valle D’Aosta e Calabria”. Per quanto riguarda i ricoveri, i dati del ministero indicano che nelle terapie intensive sono complessivamente 603, ossia 6 in meno del giorno precedente nel saldo tra entrate e uscite, e i nuovi ingressi sono stati 37; nei reparti ordinari i ricoverati sono complessivamente 8.828, ovvero 146 in meno in 24 ore.

I dati di Sebastiani indicano che “a livello nazionale, nella prima settimana di marzo è avvenuta una frenata della discesa della curva degli ingressi giornalieri in terapia intensiva, il cui valore medio negli ultimi sette giorni è pari a circa 45 unità”, osserva l’esperto. “Lo stesso – prosegue – è avvenuto a partire dall’ultima settimana di febbraio per la curva dei decessi, il cui valore medio negli ultimi sette giorni è pari a circa 200 morti al giorno”. I dati del ministero della Salute indicano che i decessi sono stati 105, contro i 173 del giorno prima. Verso la stasi anche i valori dell’incidenza nelle province: l’analisi dei dati dell’incidenza dei positivi ad entrambi i tipi di test, antigenico e molecolare, nelle ultime due settimane per le 107 province italiane, dice Sebastiani, rivela che quasi metà di esse (49) è in fase di stallo, o di crescita”, rileva l’esperto. “Si osserva – aggiunge – la presenza di sei cluster di province contigue: il primo di province piemontesi e lombarde, uno di province venete e friulane, uno con province toscane, umbre e marchigiane, uno di province molisane, campane, pugliesi e lucane, uno di province calabresi e l’ultimo con due province contigue siciliane”.

“Stiamo assistendo a una riduzione nel numero dei casi, ma vediamo che stanno scendendo più lentamente”, ha detto all’Ansa il fisico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma. “L’andamento che stiamo osservando ci fa aspettare che la discesa della curva  si potrebbe fermare nei prossimi giorni, assestandosi su un plateau alto, intorno a circa 20.000 casi al giorno, ma grazie alle vaccinazioni il numero di casi gravi e decessi non sarebbe alto”.

Secondo il fisico “un piccolo rallentamento si comincia a osservare anche nella discesa della curva dei decessi: bisognerà vedere a quale livello si fermeranno”. Certamente, ha aggiunto, “bisogna considerare che l’estate è ancora lontana e il fattore meteo non sta ancora giocando un ruolo”. D’altro canto, osserva, “i due grandi picchi dell’epidemia di Covid-19 in Italia del 2021 e del 2020 li abbiamo avuti in aprile”

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  1. Con tutto il rispetto per i fisici e per i loro calcoli, io sono biochimico e la vedo in modo diverso. Innanzi tutto i parametri numerici analizzati sono tutti da tempo volutamente “ritoccati” al ribasso. L’OMS ha determinato che i morti totali non sono 5 milioni ma circa 4 volte di più. In Italia l’ISTAT ha rivisto le cartelle cliniche, una alla volta, e stabilito che il numero totale delle morti per covid è circa 178 mila. Evidentemente qualcuno mente.
    Per quanto riguarda i tamponi molecolari, in altri paesi con popolazione simile alla nostra (Francia, Germania) ne fanno oltre 800 mila la giorno, da noi mediamente 250 mila, quando tutto va bene. Cosa cambia? La significatività statistica dei risultati e il fatto che meno tamponi significa meno infetti. Tutti i parametri calcolati diminuiscono di conseguenza.
    Il valore di Rt è andato sotto zero il 18 gennaio 2022 e si è mantenuto costantemente basso. Nel frattempo, però, i morti continuavano ad essere elevati ma quello che è sorprendente è che se sommiamo i morti avuti dal gennaio – marzo 2021 con quelli avuti nello stesso periodo del 2022, troviamo circa 5000 morti, allora, e oltre 6000, oggi. Come spiegano i fisici questa “stranezza”?
    Inoltre, ci siamo molto focalizzati sul meccanismo di ingresso di SARS-CoV-2 tra Spike e ACE2 e lo conosciamo in dettaglio, sappiamo anche che il virus silenzia il gene dell’Interferone I (ma non ne conosciamo i meccanismi molecolari, cioè come fa), sappiamo che omicron 1 non usa ACE2 per entrare, conosciamo posizione di sequenza e struttura delle 50 e rotte mutazioni di omicron ma al di là dell’interazione Spike-ACE2 e che omicron elude gli anticorpi, che altro sappiamo?
    Praticamente nulla. Conosciamo solo gli effetti del virus sul nostro organismo ma non come il coronavirus li produca. Tutto quello che sappiamo è indiretto perché deriva dagli effetti, non dalla conoscenza delle cause. Praticamente tamponiamo gli effetti con farmaci già usati per cose simili. Niente meccanismi, niente farmaci mirati. I pochi progettati hanno molti limiti e non sempre hanno funzionato.
    Tutto questo non ci permette di capire cosa il virus (e le sue varianti) potrà fare domattina, come tra un mese o due mesi.
    E mentre navighiamo ancora in acque oscure e perigliose, cosa facciamo? Stiamo liberalizzando velocemente e generando altra disinformazione, perché liberalizzare non significa mollare ogni precauzione. Liberalizzare è percepito dalla gente come tutto finito e che si ritorna come nel 2019. La famosa Spagnola di cui spesso si parla (H1N1 e varianti varie) come riferimento, è ancora tra di noi (la controlliamo con le vaccinazioni) e periodicamente diventa cattiva con nuove varianti (ma è più lenta di SARS nel generare nuove mutazioni). Perché mai non dovremmo stare ancora un po’ attenti? Beccarsi il virus, o in modo asintomatico o in modo sintomatico, si sta rivelando pericoloso a distanza di mesi dall’infezione. Si nasconde nel nostro organismo? Come per il resto, nessuno lo sa. Quindi, la precauzione è la cosa migliore e bisogna cercare di non infettarsi mai, altro che liberalizzazione indiscriminata e per di più senza una corretta informazione.
    Parliamo come se sapessimo tutto (ma non sappiamo nulla) e ci comportiamo da stupidi inducendo disinformazione.

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