Covid-19. Oms: “In questa fase pandemia, vaccinazione per bambini e adolescenti sani non è priorità”

Meglio privilegiare le vaccinazioni di routine rispetto a quella contro il Covid-19. Fatte salve diverse valutazioni relative al contesto locale, in questa fase pandemica, la vaccinazione contro il Covid-19 nei bambini e negli adolescenti non è più una priorità. Per i fragili, invece, continua a essere importante mantenere alta la protezione con un richiamo ogni 6-12 mesi. Queste le due indicazioni uscite dall’ultimo meeting dello Strategic Advisory Group of Experts on Immunization (SAGE) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

L’aggiornamento si è reso necessario con l’ingresso in una nuova fase della pandemia caratterizzata da un calo dei contagi, dall’avvento di varianti meno temibili del Sars-CoV-2 originario e dalla diffusione, nella popolazione mondiale, di una qualche immunità al virus sviluppata contraendo la malattia o sottoponendosi alla vaccinazione.

Fasce di rischio e vaccinazione
Le nuove indicazioni, che – precisa l’Oms – valgono per questa specifica fase della pandemia, dividono la popolazione in tre classi. Il gruppo ad alta priorità (anziani, persone immunodepresse o con patologie, operatori sanitari) dovrebbe fare un richiamo a 6-12 mesi dall’ultima dose. Il gruppo a priorità media (adulti sani e bambini e adolescenti con comorbidità) dovrebbe fare le prime tre dosi, ma non i booster aggiuntivi di routine. Per il gruppo a bassa priorità invece, l’Oms non fornisce una raccomandazione generalizzata alla vaccinazione.

Il gruppo a bassa priorità comprende bambini e adolescenti sani di età compresa tra 6 mesi e 17 anni. Le dosi primarie e di richiamo sono sicure ed efficaci nei bambini e negli adolescenti. Tuttavia, considerando il basso carico di malattia, l’Oms esorta i paesi che prendono in considerazione la vaccinazione di questa fascia di età a basare le loro decisioni su fattori contestuali, come il carico di malattia, l’efficacia in termini di costi e altre priorità sanitarie o programmatiche e costi di opportunità.

L’Oms osserva in proposito che l’impatto sulla salute pubblica della vaccinazione di bambini e adolescenti sani è relativamente molto inferiore ai benefici stabiliti dei tradizionali vaccini essenziali per i bambini – come i vaccini coniugati contro il rotavirus, il morbillo e lo pneumococco – o a confronto con l’impatto che hanno invece i vaccini Covid per i gruppi ad alta e media priorità.

Mentre i bambini con condizioni di immunocompromissione e comorbidità affrontano un rischio più elevato di COVID-19 grave, quindi sono inclusi rispettivamente nei gruppi ad alta e media priorità.

Sebbene complessivamente basso, il carico di COVID-19 grave nei bambini di età inferiore a 6 mesi è ancora più elevato rispetto ai bambini di età compresa tra 6 mesi e 5 anni. La vaccinazione delle donne in gravidanza – anche con una dose aggiuntiva se sono trascorsi più di 6 mesi dall’ultima dose – protegge sia loro che il feto, contribuendo nel contempo a ridurre la probabilità di ricovero dei neonati per COVID-19.

“I Paesi dovrebbero considerare il loro contesto specifico nel decidere se continuare a vaccinare gruppi a basso rischio, come bambini e adolescenti sani, senza compromettere i vaccini di routine che sono cruciali per la salute e il benessere di questa fascia di età”, ha detto Hanna Nohynek, a capo del SAGE. Alle donne in gravidanza è invece consigliato un richiamo se sono passati più di sei mesi dall’ultima dose.

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