Il piccolo Mozart era nato da una famiglia di musicisti, ma persino loro erano rimasti impressionati dai suoi talenti giovanili: all’età di tre anni, seguiva tranquillamente la sorella nelle sue lezioni di piano, e presto la superò, anche se lei aveva cinque anni di più. All’età di cinque anni si esibiva già a livello internazionale, ed ad otto anni è stato in grado di leggere un manoscritto musicale in cinque parti appena composto e suonarlo come un maestro. “Talenti” e “doni” sono attributi spesso accostati ad un bambino, ma la parola “prodigio” è ciò che veniva accostato al giovane Mozart in tenera età. Una ricercatrice statunitense ha deciso di studiare proprio questo genere di bambini, che emerge in un caso su 5-10 milioni. Non è stato facile, ma nella sua ricerca sono stati osservati 30 bambini di questo genere. I prodigi di solito si definiscono come bambini che presentano abilità di livello professionale prima dell’età di 10 anni, e si tratta spesso di abilità che ricadono nei campi di musica, matematica, arte o del gioco degli scacchi. Sono state proposte diverse teorie sull’origine dei prodigi: sono il prodotto di studi intensivi, o si tratta di doni biologici? Secondo la ricerca più recente, esistono alcuni parametri che definiscono questa particolare condizione: una memoria eccezionale (memoria operativa nel 99° percentile), attenzione al dettaglio (che spesso si allinea con un profilo nello spettro dell’autismo) ed intelligenza elevata (QI compreso fra 100 e 147). Un prodigio, inoltre, tende ad essere molto più altruista rispetto alla popolazione generale. Si tratta insomma di anime generose! (Intelligence 2014; 44: 11-4)
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