
I corticosteroidi sono stati usati durante i focolai di SARS e MERS e anche nei casi di infezione di questi mesi, insieme con altri farmaci, per trattare l’infiammazione polmonare. Tuttavia, questi farmaci, sebbene utili per il trattamento di asma e altre malattie infiammatorie, compromettono la capacità del sistema immunitario di combattere virus e infezioni di altro tipo.
Uno studio retrospettivo su pazienti affetti da MERS in condizioni critiche, ha rivelato che quasi la metà delle persone che hanno ricevuto steroidi necessitava di trattamenti aggiuntivi, come assistenza nella respirazione, farmaci per aumentare la pressione sanguigna e terapia sostitutiva renale. È anche emerso che coloro a cui sono stati somministrati gli steroidi hanno impiegato più tempo ad eliminare il virus dal loro organismo. Lo stesso è successo nel caso dell’epidemia di SARS: una metanalisi del 2019 ha mostrato una maggiore mortalità tra i pazienti trattati con corticosteroidi, una permanenza più lunga in terapia intensiva e un maggiore tasso di infezioni secondarie, batteriche e da funghi.
Le linee guida provvisorie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sulla gestione clinica delle infezioni respiratorie acute gravi quando si sospetta una nuova infezione da coronavirus (2019-nCoV), rilasciate il 28 gennaio, sconsigliano l’uso di corticosteroidi.
Gli autori concludono che, nel complesso, non ci sono motivi di credere che i pazienti con infezione da 2019-nCoV possano trarre beneficio dai corticosteroidi ed anzi, sembra che possano piuttosto essere danneggiati da tale trattamento.
