Tra alcuni disturbi mentali e diverse patologie fisiche esiste una relazione bi-direzionale. Da un lato, varie patologie fisiche si accompagnano ad un rischio aumentato di alcuni disturbi mentali, in particolare la depressione e i disturbi d’ansia. Dall’altro, le patologie mentali gravi (come i disturbi dell’umore e psicotici) si accompagnano ad un rischio aumentato di varie malattie fisiche, tra cui il diabete, l’ipertensione, le coronaropatie, le malattie polmonari croniche ostruttive, e alcune malattie infettive. Nel 13° Congresso della Società Italiana di Psichiatria Biologica (SIPB), in corso a Napoli dal 25 al 28 ottobre, è stato fatto il punto sulle “comorbidità” più frequenti, sui meccanismi che le determinano, e sugli interventi oggi disponibili per prevenirle ed affrontarle.
“Il rischio di sviluppare una condizione depressiva è aumentato da due a cinque volte nelle persone con alcune malattie fisiche (cardiopatie, diabete, tumori) rispetto alla popolazione generale” – afferma il Prof. Maj, Past-President della Società Mondiale di Psichiatria e Presidente del Congresso. “Inoltre, la presenza di una condizione depressiva peggiora il decorso di queste malattie e ne aumenta la mortalità, attraverso l’intervento di fattori comportamentali (inattività fisica, abitudini dietetiche inappropriate, disturbi del sonno, fumo e abuso di sostanze) e psicologici (scarsa motivazione a prendersi cura di sé e a seguire le prescrizioni mediche, isolamento sociale). Nella depressione grave possono anche attivarsi meccanismi biologici (disregolazione del sistema nervoso autonomo, attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, rilascio di citochine pro-infiammatorie) che possono interferire negativamente con il decorso di varie malattie fisiche”.
Nell’ambito del Congresso, sono stati descritti gli strumenti di screening che consentono di rilevare precocemente la presenza di sintomi depressivi nelle persone con patologie fisiche, e gli interventi psicoeducativi e comportamentali che possono essere messi in atto nei pazienti a rischio per prevenire lo sviluppo della depressione conclamata. Sono stati inoltre discussi gli interventi farmacologici e psicoterapeutici da considerare nelle persone con una malattia fisica che sono anche depresse (tenendo conto del possibile impatto di alcuni farmaci psicotropi sulla patologia fisica, e delle possibili interazioni tra farmaci psicotropi e farmaci usati per la malattia fisica). Sono stati infine considerati i fattori che attualmente ostacolano la collaborazione tra gli psichiatri e i colleghi delle altre specialità mediche.
“Nelle persone con patologie mentali gravi (disturbi psicotici, disturbo bipolare, depressione maggiore), l’aspettativa di vita è ridotta di 10-25 anni rispetto alla popolazione generale” – afferma il Prof. Maj. “Questo divario, che è andato progressivamente crescendo negli ultimi decenni, è dovuto per oltre i due terzi alla maggiore mortalità di queste persone per malattie fisiche”. Infatti, i pazienti con disturbi mentali gravi hanno una frequenza significativamente maggiore, rispetto alle altre persone della stessa età e dello stesso sesso, di varie malattie fisiche, tra cui il diabete mellito tipo 2, l’ipertensione, le coronaropatie, l’ictus, le malattie polmonari croniche ostruttive, la tubercolosi, le epatiti e l’infezione da HIV. Ciò si deve ad una serie di fattori, tra cui lo svantaggio socio-economico, il ridotto accesso alle procedure di screening e alle terapie oggi disponibili per le malattie fisiche (causato a volte anche dalla discriminazione da parte del personale sanitario), lo stile di vita non salutare (abitudini dietetiche inadeguate, esercizio fisico scarso o assente, abuso di alcool e di droghe, comportamenti sessuali a rischio, disregolazione dei ritmi circadiani, ridotta aderenza alle prescrizioni mediche), e a volte l’impatto dei farmaci usati per il disturbo mentale.
I fattori relativi allo stile di vita che aumentano l’incidenza delle patologie fisiche nelle persone con patologie mentali gravi possono essere oggi affrontati mediante interventi psicoeducativi, cognitivo-comportamentali e di health coaching validati dalla ricerca, che sono stati descritti nell’ambito del Congresso. E’ però fondamentale agire anche sui fattori che ostacolano l’applicabilità e l’accettabilità di questi interventi nelle condizioni cliniche ordinarie. “La salute e persino la vita delle persone con una patologia mentale grave sono a volte percepite – dalla gente comune ed anche da alcuni medici – come un valore non prioritario” – sottolinea il Prof. Maj. “D’altra parte, gli stessi pazienti hanno spesso un interesse molto ridotto per la cura di sé. E’ importante dunque garantire non soltanto lo sviluppo e la conoscenza degli interventi efficaci, ma anche la loro effettiva attuazione nell’ambito del sistema sanitario”.