Complicanze chirurgiche: l’età avanzata non sarebbe un fattore di rischio

(Reuters Health) – Gli anziani non devono per forza essere a rischio di complicazioni a seguito di un intervento chirurgico solo a causa della loro età, tuttavia il rischio di complicanze gravi può venire quanto meno raddoppiato se questi pazienti sono fragili o affetti da demenza. A suggerirlo è una ricerca pubblicata su BMC Medicine.

La premessa
L’età, nella maggior parte dei casi, è uno dei primi parametri presi in considerazione dagli specialisti che devono decidere se e come intervenire sul paziente, tenendo in considerazione le probabilità di complicanze postoperatorie negli anziani. Ma l’età avanzata, secondo quanto ha rilevato lo studio, non sembrerebbe influenzare negativamente il rischio di complicanze, mentre lo sarebbero altri fattori quali fragilità, demenza, depressione e fumo. “La fragilità e il declino cognitivo sono sindromi geriatriche, mentre l’età è solo l’espressione degli anni vissuti – afferma l’autrice dello studio Jennifer Watt, geriatra dell’Università di Toronto e del Li Ka Shing Knowledge Institute del St. Michael’s Hospital – a tutti sarà capitato di conoscere anziani  robusti, che trascorrono la giornata facendo ginnastica in palestra, incontrando gli amici e completando parole crociate anche impegnative sul proprio iPad, così come avranno avuto modo di constatare che molti altri anziani, seppur coetanei, sono più fragili, trascorrono le giornate a casa, hanno bisogno di aiuto per cucinare perché hanno il fiato corto, oppure hanno difficoltà a ricordare gli appuntamenti”.

Lo studio
Watte colleghi esaminato i dati di quasi 13 mila pazienti che sono stati coinvolti in 44 studi sulle complicanze postoperatorie e ha rilevato che, complessivamente, circa un anziano su quattro aveva avuto complicanze dopo l’intervento chirurgico. Le sindromi geriatriche come la fragilità e il deterioramento cognitivo erano associate a maggiori probabilità di complicazioni come polmonite, infezioni e trombi, hanno riferito i ricercatori nel loro studio.fragilità, in particolare, è stata anche associata a degenze ospedaliere più lunghe, soprattutto tra i pazienti che hanno anche avuto complicanze postoperatorie. Inoltre, la fragilità era legata a una maggiore possibilità che i pazienti fossero trasferiti in un altro ospedale o in una casa di cura o in un altro tipo di ambiente protetto istituzionale e non rimandati a casa loro.

Commenti e considerazioni
Una limitazione dell’analisi è che molti degli studi più piccoli hanno utilizzato vari metodi per esaminare la relazione tra età e complicanze dopo un intervento, rendendo difficile per i ricercatori calcolare differenze significative nei risultati basati su fattori di rischio specifici. “Anche così, i risultati evidenziano la necessità per i chirurghi di valutare il rischio di complicanze dei pazienti anziani utilizzando un approccio più flessibile che tenga conto delle loro abitudini nella vita quotidiana – afferma Carolyn Dacey Seib del Centro medico UCSF di San Francisco – la ragione più probabile per cui l’età non è un predittore indipendente di complicanze è che altre sindromi geriatriche, come fragilità, deterioramento cognitivo e declino funzionale, sono più rappresentative del rischio chirurgico del paziente rispetto all’età cronologica – sottolinea Seib – questo significa che i medici che li hanno in carico, dovrebbero essere informati sul rischio stimato sulla base delle caratteristiche di ciascun paziente, e dovrebbero essere in grado di prendere una decisione personalizzata”.

Fonte: BMC Med
di Lisa Rapaport

(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)

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