Un team di genetisti sta attualmente pubblicando la più completa lettura mai effettuata del DNA del gatto. Secondo i dati, una combinazione di evoluzione e selezione umana ha favorito geni che hanno dato ai gatti tratti distintivi fra cui sensi acuti, l’amore per la carne e la capacità di imparare alcuni trucchi in cambio di coccole o ricompense alimentari. Buona parte della ricerca sulla selezione naturale è stata basata sul genoma di una gattina abissina di razza pura di nome Cinnamon, mentre altre porzioni complementari derivavano da altri gatti, di cui alcuni selvatici. Per ricercare invece i geni influenzati dalla selezione umana, sono stati analizzati 23 gatti domestici, fra cui la stessa Cinnamon: fra i tratti felini selezionativi sono quelli che influenzano il modo in cui il cervello del gatto reagisce alle ricompense: probabilmente, le prime volte che l’uomo ha portato dei micetti nelle proprie case o cortili, ha selezionato quelli che erano maggiormente motivati ad eseguire compiti per le persone in cambio di qualche bocconcino. I gatti domestici inoltre hanno geni che controllano il modo in cui il loro cervello si sviluppa in fase embrionale, simili a quelli che si trovano nei cavalli domestici, nei maiali da fattoria ed in altri animali da allevamento, mentre i corrispettivi selvatici di questi animali hanno geni diversi. I ricercatori hanno dichiarato di supportare l’ipotesi della cosiddetta “sindrome da addomesticamento”: secondo questa ipotesi, la maggior parte degli animali domestici va incontro in fase embrionale ad un’alterazione dello sviluppo cerebrale, e questo cambiamento conferisce loro i tratti tipici dell’addomesticamento, anche se apparentemente non correlati fra loro. Fra questi figurano orecchie più piccole, docilità e colorazione differente del manto rispetto ai loro parenti selvatici. (Proc Natl Acad Sci online 2014, pubblicato l’11/10)
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