
La ‘roadmap’ indicata dall’Oms prevede di raccogliere risorse, condividere le esperienze migliori e rafforzare la partnership tra i paesi colpiti, i donatori e le agenzie internazionali. “Implementando la roadmap – scrive l’Organizzazione – fino a 20 Paesi che oggi sono colpiti potrebbero eliminare il colera entro il 2030”. Ad oggi, sottolinea il comunicato, anche se l’acqua pulita e i servizi igienici sono riconosciuti come un diritto umano, più di due miliardi di persone al mondo non hanno accesso a questi servizi, e questo li mette potenzialmente a rischio.
Sistemi sanitari deboli e incapaci di trovare precocemente i focolai sono inoltre condizioni che favoriscono la diffusione rapida della malattia. Uno dei primi passi della strategia consiste nell’individuare gli ‘hotspots’, le aree dove è più probabile che si verifichino focolai, su cui intervenire prioritariamente. “Ogni morte per colera è prevenibile con gli strumenti che abbiamo oggi – scrive il direttore generale Thedros Gebreyesus – dall’uso del vaccino all’accesso all’acqua e ai servizi igienici. E’ una malattia della povertà, che colpisce i più poveri e i più vulnerabili”.
