Caricabatterie ad alta potenza per auto elettriche: sicuri per pazienti con pacemaker e defibrillatori?

Nei prossimi anni, man mano che sempre più nuove auto saranno alimentate a batteria, si prevede che milioni di italiani guideranno per la prima volta l’elettrico. Si abitueranno a una nuova tecnologia che è intrinsecamente diversa da quella che conoscono da decenni. Finora, i caricabatterie pubblici per veicoli elettrici hanno ampiamente servito i primi utenti. Ora che i veicoli elettrici stanno diventando sempre più diffusi, i loro conducenti non accetteranno compromessi o rischi quando portano i bambini a scuola o cercano di arrivare al lavoro in orario. Si aspetteranno lo stesso livello di convenienza che ottengono ora. Gli italiani avranno bisogno di più caricabatterie pubblici e avere a disposizione dei caricabatteria ad alta potenza domiciliari se l’obiettivo di ridurre drasticamente le emissioni di carbonio delle auto deve avere successo. Queste auto sono progettate per essere ricaricate principalmente a casa e gli italiani in futuro dovranno abituarsi ad usare sempre di più i sistemi di ricarica sia domiciliari che pubblici se vorranno utilizzare un’auto elettrica.

Ma durante la carica delle auto vi sono rischi potenziali per chi ha un pacemaker o un defibrillatore?
Lo studio clinico di Carsten Lennerz del German Heart Center di Monaco, presentato all’ultimo Congresso della Società Europea di Cardiologia 2023 ha dimostrato che le stazioni di ricarica delle auto elettriche sono sicure e non creano interferenze con i dispositivi medici elettronici impiantabili (pacemaker e defibrillatori).

Le vendite e l’uso di veicoli elettrici a batteria sono in rapida espansione. Le stazioni di ricarica sono una potenziale fonte di interferenza elettromagnetica per i pazienti con dispositivi elettronici impiantabili cardiaci. Questo nuovo studio ha valutato se le nuove stazioni di ricarica “ad alta potenza”, potendo creare forti campi elettromagnetici, potrebbero indurre interferenze elettromagnetiche sui pacemaker e sui defibrillatori impiantati.

In fisica il campo elettromagnetico è il campo che descrive l’interazione elettromagnetica. È costituito dalla combinazione del campo elettrico e del campo magnetico ed è generato localmente da qualunque distribuzione di carica elettrica e corrente elettrica variabili nel tempo, propagandosi nello spazio sotto forma di onde elettromagnetiche. I campi elettrici sono creati da differenze di potenziale elettrico, o tensioni: più alta è la tensione, più intenso è il campo elettrico risultante. I campi magnetici si creano quando circola una corrente elettrica: più alta è la corrente, più intenso è il campo magnetico. Un campo elettrico esiste anche se non c’è corrente. Se circola una corrente, l’intensità del campo magnetico varia con il consumo di potenza, mentre l’intensità del campo elettrico rimane costante. I campi elettromagnetici sono presenti ovunque nel nostro ambiente di vita, ma sono invisibili all’occhio umano.

L’esposizione umana ai campi elettromagnetici è una problematica relativamente recente (1972) che assume notevole interesse con l’introduzione massiccia dei sistemi di telecomunicazione e dei sistemi di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica. In realtà anche in assenza di tali sistemi siamo costantemente immersi nei campi elettromagnetici per tutti quei fenomeni naturali riconducibili alla natura elettromagnetica, primo su tutti l’irraggiamento solare. Allo scopo di approfondire il legame tra esposizione a campi elettromagnetici e salute umana, sono stati avviati, a partire dalla seconda metà degli anni novanta dello scorso secolo, sia in Italia che all’estero, studi epidemiologici specifici. Le misure del campo elettromagnetico vengono effettuate con apposite sonde.

Un milione e 400mila pacemaker saranno impiantati a livello globale nel 2023. L’aspettativa di vita media di un pacemaker è di 8,5 anni. Circa 150.000-200.000 pazienti in tutto il mondo ricevono ogni anno un defibrillatore cardioverter impiantabile (ICD). Queste statistiche indicano l’ampia gamma di persone che potrebbero essere interessate dai caricabatterie ad alta potenza dei veicoli elettrici.

I caricabatterie ad alta potenza che forniscono fino a 350 kW, sviluppati per ridurre i tempi di ricarica, utilizzano la corrente continua (CC) che consente una maggiore erogazione di potenza, mentre i caricabatterie più vecchi o domestici utilizzano una corrente alternata (CA). Sebbene non vi siano raccomandazioni ufficiali sull’uso di caricabatterie ad alta potenza per i pazienti con pacemaker, queste forti correnti potrebbero avere un impatto notevole su coloro che utilizzano dispositivi cardiaci.

Lo studio ha eseguito i test su 130 pazienti con pacemaker o defibrillatori (ICD) e ha eseguito 561 ricariche di quattro BEV e un veicolo di prova (capacità di carica 350 kW) utilizzando stazioni di ricarica ad alta potenza sotto monitoraggio continuo dell’elettrocardiogramma a 6 derivazioni. Il cavo di ricarica è stato posizionato direttamente sopra i pacemaker o gli ICD. I dispositivi elettronici impiantabili cardiaci sono stati nuovamente interrogati dopo che i pazienti hanno caricato tutte le auto elettriche e il veicolo di prova per prove di EMI. Non si sono verificati casi di interferenza elettromagnetica. Il campo magnetico effettivo lungo il cavo di ricarica era 38.

Lo studio clinico conclude che l’uso di auto elettriche con caricatori ad alta potenza da parte di pazienti con dispositivi cardiaci sembra essere sicuro senza evidenza di EMI clinicamente rilevante. Si consiglia comunque una ragionevole cautela, riducendo al minimo il tempo trascorso in prossimità dei cavi di ricarica, poiché il verificarsi di eventi molto rari non può essere escluso dai nostri risultati.

I caricatori domestici utilizzano una corrente inferiore, ma la corrente alternata genera un campo magnetico diverso rispetto alla corrente continua utilizzata dai caricabatteria pubblici. La ricarica domestica è probabilmente sicura con precauzioni ragionevoli, come non rimanere vicino al cavo di ricarica per lunghi periodi di tempo.

Un limite dello studio è rappresentato dal fatto che non sono stati testati i pacemaker intracardiaci senza elettrocateteri (MICRA) e sui defibrillatori impiantabili sottocutanei utilizzati nei giovani e negli sportivi (S-ICD). Già nel 2020 lo stesso gruppo di ricercatori aveva arruolato 108 pazienti testando i campi elettromagnetici generati da 4 auto elettriche (Nissan Leaf, Tesla Model S, BMW i3, VW eUp) durante i test di guida su banco a rotelle presso l’Institute of Automotive Technology, Department of Mechanical Engineering, Technical University, Monaco. In questo primo studio non è stato osservato alcun cambiamento nella funzione o nella programmazione del dispositivo. Il più grande campo elettromagnetico rilevato era lungo il cavo di ricarica durante la ricarica ad alta corrente (116,5 μT). L’intensità di campo nella cabina era inferiore (2,1-3,6 μT).

Nel 2019 è stato pubblicato un articolo sull’American College of Cardiology dal titolo “Interferenza elettromagnetica e dispositivi elettronici impiantabili cardiaci: il viaggio in auto elettriche è ancora interessante?”. Lo studio ha concluso che: “i pazienti dovrebbero sentirsi sicuri che le auto elettriche di ultima generazione non dovrebbero avere alcun impatto significativo sul funzionamento del loro dispositivo. Tuttavia, l’impatto della “tecnologia sovralimentata” sulla funzione dei pacemaker è sconosciuto e un’area di indagine futura. La variazione del sito di impianto del pacemaker, la variabilità dei componenti tra i vari produttori di dispositivi e la variazione delle sensibilità di programmazione e di altri parametri programmati nei pacemaker sono altri fattori che possono anche avere un impatto sull’entità dell’IME sui pacemaker. Altre variabili note sono la potenza e la frequenza della forza elettromagnetica, la durata dell’esposizione, l’orientamento del vettore, la vicinanza al paziente e la posizione e l’ubicazione degli elettrocateteri pacemaker, tra gli altri fattori. Man mano che i produttori inseriscono più energia della batteria in queste auto elettriche e le capacità di sovralimentazione migliorano, possono manifestarsi vulnerabilità. Si dovrebbe prestare attenzione a studiare questi problemi prima del rilascio sul mercato”.

di Maurizio Santomauro
Presidente Nazionale Associazione Italiana Emergenze Cardiologiche GIEC
Docente Scuola di Specializzazione in Cardiochirurgia
Università Federico II Napoli

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