Cancro della pelle: dermatologi americani lanciano allarme “black salve”

melanoma(Reuters Health) -Quando si sospetta un cancro della pelle o, peggio, quando il tumore è stato diagnosticato, il buon senso impone di rivolgersi al dermatologo e al chirurgo. Invece, a quanto pare, molte persone preferiscono il “fai da te”, utilizzando tra gli innumerevoli e ingannevoli prodotti in commercio. Tra queste, una pomata chiamata black salve (unguento nero), che è pure inserita dalla Food and Drug Administration statunitense in una lista di sostanze da evitare per la cura del cancro. Nonostante questo, molti consumatori non solo la utilizzano senza parlarne prima con il medico, ma sono del tutto ignari dei gravissimi pericoli cui vanno incontro, non ultimi infezioni, cicatrici e progressione del tumore cutaneo.

Lo studio
Ad affermarlo è un gruppo di ricercatori della Utah University a Salt Lake City, che hanno parlato con 340 adulti in cura presso i medici di famiglia e le cliniche dermatologiche per capire quale fosse la percezione rispetto al black salve. Questa pomata, sottolineano gli esperti che hanno pubblicato un articolo online sul Journal of American Academy of Dermatology,  contiene cloruro di zinco e sanguinarine, ingredienti altamente corrosivi, e può danneggiare gravemente la pelle, perché una volta applicato sull’area interessata agisce levigando come uno scrub gli strati superficiali della cute, dando l’impressione che la lesione sia scomparsa, mentre il cancro, che si sviluppa in profondità, continua a crescere finché si trasforma in malattia avanzata con grave rischio per la vita.

«Le persone che fanno uso di unguento nero sono del tutto inconsapevoli dei gravi effetti collaterali che possono manifestarsi dopo il suo impiego e sovrastimano il trattamento», dice Mark Eliason, autore senior dell’indagine.

I risultati
Nel gruppo degli intervistati ben 23 persone hanno usato l’unguento nero, 17 di queste hanno affermato di non averne parlato prima con un dermatologo e di essersi affidati al passaparola di amici e parenti; 7 pazienti hanno usato l’unguento nero su una lesione cancerosa, 4 su una lesione in situ e altri 7 su neoformazioni benigne come verruche e macchie della pelle. In ogni caso, più della metà ha riferito di non aver ricevuto alcuna valutazione delle lesioni da un  medico. Non solo; 13 persone riferivano una storia personale di cancro cutaneo e ben 11 hanno affermato che in seguito all’utilizzo di questa pomata la lesione era ancora presente o addirittura complicata da una cicatrice. Ben 17 pazienti hanno dichiarato di essere del tutto all’oscuro delle conseguenze che si sarebbero potute manifestare dopo l’impiego del black salve.

Il motivo più frequente per cui i pazienti fanno ricorso a questo prodotto, ampiamente disponibile online, è evitare l’intervento chirurgico e le sue possibili complicanze. A questo si aggiunge il fatto di non parlare con il proprio medico per timore di essere giudicati o di non ricevere dal professionista risposte adeguate sul prodotto.

I commenti
«L’abitudine di rivolgersi a parenti e amici o a internet per avere informazioni riguardanti la propria salute è piuttosto frequente – sottolinea Lynne McFarland, ricercatore presso il Dipartimento degli Stati Uniti of Veterans Affairs – in questo modo la gente non riceve consigli validi da un medico; è ovvio che molti pazienti temono l’intervento chirurgico per paura delle cicatrici, ma l’unguento nero non è la soluzione, anzi, le cicatrici lasciate da questo prodotto non controllato possono essere gravi e deturpanti e se si consente al cancro cutaneo di diffondersi si può morire». McFarland suggerisce di utilizzare siti web certificati e sicuri come quello del National Cancer Institute e della National Library of Medicine.

Il dialogo con i medici semplificherebbe molto le cose. «Invece di usare unguento nero, ci auguriamo che la gente racconti al proprio medico quello che non va e se un paziente non si trova bene con un operatore sanitario può sempre richiedere un secondo parere – osserva il dottor Eliason – i pazienti hanno bisogno di esprimere le loro preoccupazioni e i medici devono impegnarsi nell’ascolto  per supportare e spiegare  loro il perché di un certo trattamento. Solo così si può evitare il ricorso a terapie ingannevoli e nocive che non sono mai state sperimentate».

 Fonte: J Acad Dermatol 2016

Madeline Kennedy

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

 

 

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