
Lo studio
I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di 63.397 pazienti a cui era stata prescritta una triplice terapia a base di claritromicina dal 2003 al 2012. Durante un follow-up mediano di 7,6 anni, 153 (0,24%) hanno sviluppato un tumore allo stomaco. 3.271 pazienti assumevano PPI e 21.729 erano trattati con recettori dell’istamina-2 (H2RA). I pazienti in cura con PPI hanno mostrato una probabilità significativamente maggiore di sviluppare un tumore gastrico (hazard ratio, 2,44) rispetto a quelli che non assumevano questi farmaci, mentre chi assumeva H2RA non mostrava un aumento del rischio associato. Il rischio di tumore aumentava proporzionalmente alla durata di assunzione di PPI (HR, 5,04 per un anno o più, 6,65 per due anni o più e 8,34 per tre anni o più). Le linee guida raccomandano l’eradicazione dell’infezione da HP prima che un paziente inizi ad assumere PPI per lungo tempo, osservano i ricercatori, ma non ci sono dati per suggerire che ciò aiuterà a prevenire il tumore gastrico. “Nonostante una riuscita eradicazione dell’H. pylori, che ridurrebbe significativamente il rischio di tumore gastrico, per le persone che continuano ad assumere PPI, il rischio di sviluppare questo tumore sale di 2,4 volte”, dice Leung. “Questo aumento del rischio non è stato riscontrato nei soggetti che assumevano antagonisti del recettore H2, un agente acido-soppressore meno forte. Il rischio aumenta anche con la durata del trattamento con PPI”. I pazienti che assumevano PPI e a cui l’HP non era stato eradicato presentavano un minor rischio di tumore allo stomaco rispetto ai soggetti a cui era stato eradicato. “Questo gruppo era formato soprattutto da soggetti negativi al batterio, suggerendo che l’aumento del rischio in chi assume PPI è ampiamente correlato all’infiammazione gastrica legata all’HP, che persisterebbe nonostante la riuscita eradicazione del batterio”, spiega Leung.
Fonte: Gut 2017
Anne Harding
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
