L’opportunità di sottoporre ad intervento chirurgico i pazienti con tumori rettali che rispondono in modo ottimale alla chemioradioterapia è oggetto di dibattito, ed alcuni esperti affermano che essi possano anche essere seguiti mediante una strategia di attesa vigile.
Evitare la chirurgia comporta l’ovvio vantaggio di preservare la funzionalità dello sfintere rettale, ma alcuni recenti dati dimostrano che almeno in alcuni casi ciò potrebbe essere associato ad una sopravvivenza peggiore, come affermato da Joshua Smith del Memorial Sloan Kettering Cancer Center, autore di uno studio condotto su 113 pazienti.
Lo studio, che ha paragonato gli esiti a 5 anni delle due strategie, potrebbe aiutare sia i medici che i pazienti nel processo decisionale terapeutico. Era stato precedentemente riportato che la maggior parte delle recidive locali avvenisse entro 24 mesi, ma il presente studio, basato su un monitoraggio più prolungato, suggerisce che questi eventi possano essere anche più tardivi e, inoltre, per quanto la terapia d’emergenza sia apparsa efficace e la patologia intestinale intrapelvica sia stata ben controllata, alcuni pazienti vanno incontro a recidive a distanza.
Secondo alcuni esperti, dunque, a meno che il team non sia realmente multidisciplinare e motivato a valutare, trattare e monitorare diligentemente il paziente in modo stretto, la strategia basata sull’attesa vigile non rientra attualmente nei migliori interessi del paziente.
Sono comunque in corso altre indagini, ed i medici probabilmente disporranno presto di dati prospettici più solidi che potrebbero fornire solide fondamenta per raccomandazioni basate sulle evidenze su come identificare i candidati migliori e linee guida su come eseguire l’attesa vigile nei tumori rettali resecabili.
La preservazione dello sfintere nei pazienti con adenocarcinomi invasivi è stata per lungo tempo un argomento di grande interesse, con solide argomentazioni in entrambe le direzioni. Le ricerche precedenti hanno suggerito che potrebbero sussistere pazienti che non necessitano della chirurgia radicale standard e pertanto, possono evitare una colostomia permanente, ed era stato riscontrato che l’approccio basato sull’attesa vigile possa risultare sicuro ed efficace dopo aver ottenuto una risposta patologica completa, ma gli studi in materia erano stati caratterizzati da un monitoraggio breve e da campioni di dimensioni ridotte.
Secondo i ricercatori, i dati suggeriscono che per quanto l’attesa vigile possa risultare efficace nella maggior parte dei pazienti, è necessaria una migliore stratificazione del rischio onde informare una più precisa selezione dei pazienti e comprendere meglio quali di essi dovrebbero esserne esclusi allo scopo di minimizzare le recidive locali e la progressione a distanza. (JAMA Oncol online 2019, pubblicato il 10/1 doi:10.1001/jamaoncol.2018.5896)