Ormoni post-menopausa e rischio di cancro mammario: revisione critica

A partire dal 2002, l’uso della terapia ormonale in menopausa (HT) ha subito una drastica diminuzione soprattutto in seguito alla presa di posizione della Women’s Health Initiative (WHI). Questo studio suggeriva infatti che la combinazione di estrogeni equini coniugati (CEE) e medrossiprogesterone acetato aumentasse il rischio di cancro mammario senza migliorare la qualità della vita. Pubblicazioni più recenti della WHI riconoscono però che l’HT rappresenta il trattamento più efficace per gestire i sintomi vasomotori della menopausa. In particolare, i CEE da soli sembrano ridurre il rischio di cancro al seno del 23% e abbassano la mortalità per questa malattia del 40%.

Rimane come unica preoccupazione un leggero aumento dell’incidenza di cancro della mammella dovuto all’uso combinato di CEE e medrossiprogesterone acetato (1 per 1.000 donne all’anno). Tuttavia, va sottolineato che questo fatto non è associato ad un aumento del rischio di mortalità. Questo articolo esamina attentamente le evidenze che mettono in dubbio anche questo timore. Tra queste la presentazione di risultati definiti erroneamente significativi, l’interpretazione sbagliata dei dati e l’affermazione fuorviante che i risultati della WHI abbiano influenzato l’incidenza del cancro della mammella negli Stati Uniti.

In definitiva, quindi, gli Autori si propongono di correggere malintesi diffusi, derivati da interpretazioni errate dei dati della WHI, che hanno influenzato negativamente le decisioni riguardanti l’HT, con l’obiettivo di fornire informazioni accurate per supportare decisioni condivise e ben informate sull’utilizzo dell’HT tra pazienti e medici.

Menopause. 2023 Dec doi: 10.1097/GME.0000000000002267

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