L’assunzione di iodio stabile dopo l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima non è risultata associata ad alterazioni tiroidee rilevabili tramite screening ecografico nei bambini. Lo evidenzia uno studio osservazionale pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, condotto nella cittadina di Miharu, una delle poche aree in cui l’assunzione di iodio fu implementata tempestivamente.
“Abbiamo osservato che i bambini che hanno assunto iodio stabile non mostravano differenze significative nei risultati dello screening tiroideo rispetto a quelli che non lo avevano assunto” afferma Yoshitaka Nishikawa, dell’Hirata Central Hospital, Fukushima, Giappone, primo autore del lavoro.
Lo studio ha incluso 1.974 bambini nati tra aprile 1998 e marzo 2011, sottoposti a ecografia tiroidea nell’ambito del programma regionale di screening post-Fukushima. Di questi, 1.095 (55,5%) avevano assunto iodio stabile durante l’emergenza, mentre 879 (44,5%) no. Per garantire un confronto bilanciato, i ricercatori hanno applicato il metodo di coarsened exact matching per età e sesso, analizzando un totale di 1.952 bambini (1.088 nel gruppo con assunzione di iodio e 864 nel gruppo senza). Ebbene, l’analisi statistica non ha evidenziato un’associazione tra assunzione di iodio stabile e necessità di ulteriori approfondimenti diagnostici alla tiroide. Anche il volume tiroideo e l’eterogeneità parenchimale non differivano tra i due gruppi. “L’assenza di un effetto misurabile dell’assunzione di iodio potrebbe essere attribuita alle basse dosi di radiazioni effettivamente ricevute dalla popolazione pediatrica dopo l’incidente. I risultati supportano inoltre la sicurezza dell’uso singolo di iodio stabile, senza effetti avversi evidenti sulla tiroide a distanza di anni” concludono gli autori.
J Clin Endocrinol Metab. 2025 May 29:dgaf312. doi: 10.1210/clinem/dgaf312. Online ahead of print