Negli uomini con tumore prostatico resistente alla castrazione, l’espressione di AR-V7 sulle cellule tumorali circolanti (CTC) è associata ad una sopravvivenza superiore con la terapia con tassani rispetto a quanto osservato con i trattamenti diretti verso le cascate di segnalazione dei recettori per gli androgeni (ARS).
Secondo Howard Scber del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, autore di uno studio su 161 pazienti, la necessità di un test predittivo per guidare la selezione del trattamento è rimasta insoddisfatta per lungo tempo.
Il test proposto è altamente specifico e, in precedenza, l’espressione di AR-V7 è stata associata alla resistenza agli ARS-inibitori, ma non aveva predetto la risposta ai tassani. Nel presente studio, ogni paziente con CTC AR-V7-positivo è risultato resistente al trattamento con ARS-inibitori, ma non è stata riscontrata alcuna associazione fra positività AR-V7 e risposta del PSA alla terapia basata sui tassani.
Questi pazienti, dunque, dovrebbero essere trattati con abiraterone o enzalutamide. La positività all’AR-V7 non comporta una maggiore sensibilità ai tassani, ma il vantaggio del test consiste nell’allontanare il paziente da altre terapie non efficaci, concentrandosi su quelle con il maggior potenziale di beneficio.
In futuro, inoltre, se giungeranno le giuste conferme, la presenza di AR-V7 sulle CRC potrebbe costituire un biomarcatore estremamente utile per la risposta ai tassani.
(JAMA Oncol online 2016, pubblicato il 4/6)