Mieloma multiplo, sopravvivenza migliore se consapevoli della propria gammopatia

I pazienti con mieloma multiplo (MM) che erano consapevoli di una loro precedente condizione di gammopatia monoclonale di significato incerto (MGUS), vanno incontro ad una sopravvivenza migliore rispetto a quelli che non ne erano a conoscenza. Secondo Elin Sigurdur Kristinsson, dell’Università dell’Islanda di Reykjiavik, autore dello studio che ha accertato questa correlazione, “questo risultato riflette l’importanza di un monitoraggio a vita nei soggetti con una diagnosi di MGUS, indipendentemente dal tasso di rischio e, sottolinea, la necessità di modelli di rischio migliori basati sulla biologia della malattia.I pazienti dovrebbero ricevere informazioni che evidenzino non soltanto il rischio, complessivamente molto basso, di progressione verso la neoplasia maligna ma anche il sintomo che potrebbe esserne il segnala e, non per ultimo, l’importanza di consultare il proprio medico”.

Il prolungamento della sopravvivenza nei pazienti consapevoli della propria condizione di MGUS, probabilmente è correlato a controlli più frequenti a cui questi si sottopongono per valutare un’eventuale progressione di malattia e, di conseguenza, ad un pronto trattamento in caso di diagnosi precoce di MM. Benchè la MGUS sia comune, la popolazione generale non viene sottoposta a screening per tale condizione: solo una piccola percentuale di casi viene rilevata durante indagini per altri problemi. Lo screening, tra l’altro, potrebbe anche non essere consigliabile per via del basso rischio di progressione, del potenziale ansiogeno che potrebbe generare e dei costi derivanti dal monitoraggio di tutti i pazienti identificati.

Recenti studi hanno suggerito che la MGUS precede costantemente il MM e, benchè il rischio di progressione permanga per tutta la vita del paziente, si tratta comunque di un evento molto raro: nell’arco di 20 anni soltanto il 2% dei pazienti a basso rischio progredirà verso il mieloma e l’età media all’atto della diagnosi di MGUS è di 70 anni, quindi molti pazienti vanno incontro a decesso per altre cause prima di svilupparlo. Una volta diagnosticata la MGUS, la pratica standard consiste nel dosare i livelli di proteina M su base annuale, ma ciò non avviene in tutti i pazienti. Secondo Robert Kyle, della Mayo Clinic di Rochester, “non è possibile monitorare tutti questi pazienti perché sono semplicemente troppi. Ciò che raccomandiamo è di seguirli sulla base della presenza di altri fattori di rischio correlati allo sviluppo di MM”

Fonte: JAMA Oncol online 2015

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