Il brentuximab vedotin per via endovenosa rappresenta un coniugato anticorpo-farmaco attivo contro le cellule tumorali CD30-positive, come quelle associate al classico linfoma di Hodgkin. Negli studi di fase 2 non comparativi e nel mondo reale la terapia d’emergenza con brentuximab vedotinb ha determinato un elevato tasso di risposta obiettiva nei pazienti con linfomi di Hodgkin CD30-positivi recidivanti o refrattari, compreso anche il ritrattamento dei pazienti che avevano manifestato una risposta obiettiva ad una precedente terapia con lo stesso farmaco e successivamente hanno sviluppato una recidiva.
Questi esiti favorevoli sono risultati durevoli al monitoraggio a lungo termine. Come terapia di consolidamento dopo il trapianto di cellule staminali ematopoietiche autologhe nello studio AETHERA, il brentuximab vedotin ha prolungato la sopravvivenza libera da progressione ad una distanza media di 30 mesi, con una riduzione del 43% nel rischio di progressione o mortalità.
Sia negli studi clinici che nel mondo reale questo farmaco ha manifestato un profilo di tollerabilità e sicurezza accettabile, e la maggior parte degli effetti collaterali sono risultati gestibili con riduzioni del dosaggio o ritardi di somministrazione.
Il brentuximab vedotin rappresenta un’importante opzione per la gestione dei pazienti in cui la chemioterapia ad alte dosi ed il trapianto di cellule staminali autologhe ha fallito, oppure a seguito di due diversi precedenti tentativi di chemioterapia, o ancora come terapia di consolidamento post-trapianto nei pazienti a maggior rischio di recidiva o progressione dopo il trapianto di cellule staminali stesso. (Drugs online 2017, pubblicato l’11/2)



